La borgata si chiamò prima "Costanzo Ciano" e poi "Duca D’Aosta"

Un sepolcro romano dà il nome al Trullo

di Antonio Venditti

Nell’aprile del 1939 l'Istituto Autonomo Fascista delle Case Popolari decideva la costruzione di una nuova borgata nella periferia sud-ovest di Roma per accogliere un gran numero di italiani rimpatriato dall’estero in vista della II guerra mondiale e qualche gruppo di romani proveniente dagli sventramenti del centro storico. L’insediamento veniva a trovarsi vicino al Forte Militare della Magliana, in un settore alquanto emarginato, lontano sia dal centro cittadino che dall'agro e in posizione trasversale tra la via Portuense e quella della Magliana, allungato su uno stretto fondo valle, fino al 1927 percorso dal malsano fosso di Affogalasino, tra Monte Cucco e il Monte delle Piche.

Le case, progettate secondo una tendenza razionalistica, vennero tirate su in meno di un anno.

In un primo momento la borgata venne chiamata "Costanzo Ciano", denominazione cambiata, subito dopo la caduta del fascismo, in quella di "Duca D'Aosta". Finalmente nel 1946 assunse il nome attuale di Borgata del Trullo.

Nel secondo dopoguerra l’arrivo nella borgata di immigrati dall'Abruzzo, dalla Calabria e dalla Puglia causò un notevole incremento delle costruzioni. Il 14 novembre del 1946 in via del Trullo sommersa dalle acque un ragazzo portò in salvo un'intera famiglia.

Il curioso toponimo, che fa venire alla mente costruzioni tipiche dell’Italia meridionale, deriva da un sepolcro romano del I secolo a.C. che sorge ancora presso il corso del Tevere, denominato Turlone, Torraccio o Trullo dei Massimi e ha dato anche il nome ai prospicienti Monti del Truglio.

Lo si può raggiungere da via delle Idrovore della Magliana, dall’altezza del civico 49, portandosi a piedi sull’argine.

Il monumento funebre è alto circa 5 metri ed è composto da una base quadrangolare a grandi blocchi di pietra, oggi interrata, e da una cupola ribassata in muratura a sacco in tufo e pietrisco in cui si apre un lucernario, un tempo rivestita in marmo.

L’ingresso, protetto da una cancellata, introduce in un ambiente circolare, sulle cui pareti ci sono sette grandi nicchie simmetriche rifinite in laterizio, dove erano poste le urne cinerarie. Purtroppo perdute sono le rifiniture in stucco, come pure gli epitaffi, i ritratti e gli affreschi che completavano la decorazione.

Il sepolcro fu costruito probabilmente per una ricca famiglia di Trastevere, magari di origini etrusche, come potrebbe suggerire la scelta di una sepoltura a tumulo.

Dai documenti risulta che il "Trullus de Maximis" era di proprietà, in epoca medioevale, di un Massimo detto "Donne Rogata", morto tra il 1247 e il 1260.

© 2003 - Grafica e layout  sono di esclusiva proprietà di www.specchioromano.it

WWW.SPECCHIOROMANO.IT - Rivista telematica di Cultura
Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 224 / 2013 del 25 settembre 2013
Copyright 2003-2021 © Specchio Romano  - webmaster Alessandro Venditti

Contatore siti