Una grande mostra al Colosseo sugli dei e gli eroi dell’Iliade

La guerra di Troia all’Anfiteatro Flavio

 

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di Cinzia Dal Maso

Dal ricordo più o meno sbiadito di lunghe letture sui banchi di scuola, fino ai supereroi di celluloide dai muscoli guizzanti e scintillanti armature dei nostri giorni, i personaggi dell’Iliade continuano a parlarci delle loro contese, dei loro sentimenti d’ira, di pietà o d’amore per la propria terra, nonostante l’inarrestabile trascorrere dei secoli, anzi dei millenni.

E il poema più noto dell’antichità torna ora prepotentemente agli onori delle cronache grazie alla nuova, grande mostra del Colosseo – a cura di Angelo Bottini e Mario Torelli - che intende restituire tutta la sua integrità filologica al racconto di Omero, chiuso dai funerali di Ettore e dall’episodio denso di amore paterno, in cui il vecchio Priamo non si ferma di fronte a nulla pur di prendere tra le braccia, ancora una volta, il corpo del figlio. La caduta di Troia, frutto della successiva fortuna del poema in età ellenistica, nell’esposizione è solo suggerita dal mitico cavallo, mentre la Tabula Iliaca, bassorilievo in marmo dai Musei Capitolini, racconta la fuga di Enea che aprirà la strada alla nascita di nuovi miti.

Il percorso espositivo si apre con un accenno ai prodromi, e cioè agli episodi fondativi del poema, come il giudizio di Paride.

Le successive due sezioni si dividono nella galleria di dei ed eroi, che si affollano nei 24 libri dell’Iliade. Statue e teste marmoree ricordano come le divinità partecipino ed influenzino le gesta di re, principi e guerrieri, a cominciare da Teti, ninfa e madre di Achille rappresentata dalla splendida scultura di Palazzo Massimo, rinvenuta nei pressi della Stazione Termini, dal lato di via Marsala. La dea è seduta sul suo trono con le gambe accavallate, con il mento sorretto dalla mano e lo sguardo che si perde lontano, oltre l’orizzonte, dove il mare, suo regno, si confonde con il cielo. Il bel volto dai lineamenti delicati è incorniciato dai fitti riccioli trattenuti da una benda leggera e coperti sulla nuca dal mantello gonfiato dalla brezza marina. Prezioso è il gioco del panneggio della veste leggera cinta sotto il seno, che copre le belle e prosperose forme divine. Le è accanto un paffuto piccolo tritone dalla doppia coda di pesce, che spinge con veemenza un braccino in avanti, contribuendo alla dinamicità dell’intera composizione. Se oggi l’identificazione della scultura con Teti è tranquillamente accettata, nel passato furono proposte varie interpretazioni per il gruppo. In particolare, il Lippold pensava si trattasse della personificazione di una città costiera, su modello della famosa Tyche di Antiochia di Eutichide di Sicione, allievo di Lisippo.

La dea che fu la più agguerrita sostenitrice dei troiani è rappresentata in mostra dalla superba Aphrodite Charis proveniente dal Palatino. Più complessa, invece, la ricerca iconografica degli eroi greci e troiani, i quali spesso si celano sotto immagini idealizzate, come è il caso di Achille, identificabile nella splendida figura dell'eroe nell'Anfora del Pittore di Achille, prestito eccezionale dei Musei Vaticani o nella testa del Doriforo del Museo Barracco. Difatti, sottolinea Torelli, "se si crede all’opinione più diffusa tra gli studiosi d’arte classica, Policleto avrebbe raffigurato Achille nella sua scultura più celebre, il Doriforo o portatore di lancia, la statua-manifesto destinata a illustrare il Canone, il manuale da lui composto per dimostrare la totale commensurabilità della figura umana; il messaggio relativo alla nuova dimensione dell’eroe non poteva essere più esplicito".

Priamo e la figlia Cassandra vengono raffigurati in una pittura pompeiana, mentre la mite Andromaca è protagonista di un rilievo del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

La sezione successiva illustra, verso dopo verso, le scene d’amore e di guerra del poema che canta ed esalta un sistema di valori profondi e aristocratici, fondamento dell’antica civiltà greca. Ne è dimostrazione il ricco apparato didascalico ed illustrativo della mostra che accompagna i saggi contenuti nel catalogo Electa (264 pagine, 40 euro).

Anche i raffinati etruschi furono grandi stimatori dell’Iliade e ne conoscevano i personaggi e le loro vicende. Ne è testimonianza, tra le tante, uno specchio di bronzo inciso con Paride che seduce Elena, proveniente da Palestrina e conservato al Museo di Villa Giulia. Nello spazio incorniciato da palmette a tre petali, si vede una giovane donna adagiata su un letto coperto da stoffe decorate a meandro: è la bella moglie di Menelao, causa della guerra di Troia. Lo garantisce l’iscrizione "Elina". La regina, poggiata a due morbidi cuscini, stringe tra le braccia la piccola Ermione. Seduto accanto al letto è Paride, Elaxsantre, completamente avvolto in una tunica che gli copre anche la testa. Davanti ai due, in piedi, è una figura femminile con i corti capelli trattenuti da una benda, nientemeno che la dea Afrodite, per gli etruschi Turan, decisa a farli innamorare.

Infine, non si poteva dimenticare Omero, di cui il ritratto dei Musei Capitolini sarà il nume tutelare della mostra.

Un impegno davvero notevole quello degli organizzatori, che ha permesso di raccogliere insieme tanti pezzi così significativi. Infatti, come spiega Mario Torelli nel Catalogo, "il poema non è stato generoso produttore di immagini per tutta la durata più che millenaria della produzione artistica del mondo antico". I grandi valori etici, i sentimenti possenti di amore, odio e ira "non si prestano facilmente ad essere tradotti in immagini". "A questa difficoltà – prosegue lo studioso – si aggiunge il fatto che nell’Iliade in ultima analisi sono molto poco numerosi i momenti che meglio si prestano alla rappresentazione figurata, e cioè gli snodi drammatici dell’azione narrata".

La mostra potrà essere visitata fino al 25 febbraio 2007.

Orari: 8.30-19 dal 9 al 30 settembre; 8.30–18.30 dal 1° ottobre all’ultimo sabato di ottobre; 8.30–16.30 dall’ultima domenica di ottobre al 31 dicembre. Chiuso il 1° gennaio, il 25 dicembre; 8.30–16.30 dal 2 gennaio al 15 febbraio; 8.30–17 dal 16 febbraio. La biglietteria chiude un'ora prima.

Ingresso: intero 10,00 euro, ridotto 6,00 euro. Per informazioni e visite guidate: Pierreci, tel. 06.39967700, www.pierreci.it

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