Un arco unisce il loro collegio con la chiesa di S. Atanasio Nella via dei Greci i bizantini di Roma
Via del Corso si raccorda direttamente con quella del Babuino tramite via dei Greci, cosi denominata per il Collegio Greco, fondato da Gregorio XIII con Bolla speciale, su proposta del vescovo Gaspare Viviano. Il Collegio fu istituito per mettere a disposizione dei giovani sacerdoti greci le scuole, perdute dopo la presa di Costantinopoli da parte dei turchi e il crollo dell’impero di Bisanzio. Nel 1580, mentre si costruiva la prospiciente chiesa di S. Atanasio, fu acquistato un edificio in via del Babuino, la cui facciata venne ricostruita da Clemente XII nel 1769. L’edificio, dalle linee sobrie e con un bel portale con timpano spezzato, si collegò con la chiesa mediante un arco dalle linee architettoniche semplici, che scavalca via dei Greci, sotto al quale, nella parete destra, è un’edicola del XVIII sec. con la Madonna del Buon Consiglio. Nel 1580 il papa aveva sollecitato ripetutamente il cardinale Giulio Antonio Santoro affinché si occupasse della costruzione di una chiesa da annettere al Collegio, che ancor oggi si offre con un bel cantonale su via dei Greci, sovrastato dallo stemma araldico di Gregorio XIII Buoncompagni. Il progetto fu affidato a Giacomo Della Porta. I lavori ebbero inizio il 23 novembre 1580 e procedettero con una celerità sorprendente, tanto che il 2 maggio 1583, giorno della festa di S. Atanasio, a cui la chiesa fu dedicata, erano terminati, compresa la costruzione delle due torri campanarie, simili a quelle della SS. Trinità dei Monti. Ne risultò un tempio dalla facciata arretrata rispetto al filo stradale e preceduta da una corta scalinata con la parte centrale aggettante sui corpi laterali coronati dai campanili. Nell’ordine inferiore quattro paraste con capitello dorico fiancheggiano il portale architravato, con timpano triangolare e due nicchie laterali. L’ordine superiore è scandito da quattro paraste con capitelli ionici. Al centro un finestrone con timpano triangolare; ai lati sono collocate lastre marmoree con iscrizioni dedicatorie in lingua latina e greca. Il prospetto su via dei Greci è risolto con le absidi costolonate del coro e della navata trasversale. Nell’interno, ad una sola navata, ai cui lati si aprono due profonde cappelle che danno vita a una soluzione a tricora, pitture di Francesco Trabaldesi, del Cavalier d’Arpino e naturalmente icone greche. Secondo Pompeo Ugonio, il Collegio e la chiesa sarebbero stati eretti sull’area degli "Horti Capoferrei", le proprietà della famiglia dei Capodiferro. La colonia ecclesiastica greca dette il nome anche ad una torre e a una località chiamata "Fontana dei Greci", così conosciuta per un lavatore frequentato da questi esuli. Il Pontefice, con la costruzione del Collegio dei Greci - a cui Leone XIII aggiunse un’ala - si proponeva, in sostanza, di rafforzare il legame con Roma dei cristiani appartenenti alla chiesa cattolica dispersi per l’Oriente e di effettuare un’operazione di ricongiungimento con i Greci scismatici dell’Oriente. Per questi motivi Gregorio XIII dispose che fosse conservato l’antico rito greco nella chiesa di S. Atanasio, quale testimonianza dell’auspicata unione fra la chiesa greca e quella latina. Dopo il 1870, ebbe sede in questa strada, nell’ex convento delle Orsoline, l’Accademia di S. Cecilia, in precedenza a Ripetta, poi a Trastevere. Nella via abitarono molti illustri personaggi: nel 1840 lo scultore Adamo Tadolini acquistò quattro piccole case e ne formò un unico fabbricato, dove mori il 16 febbraio 1868. A pochi passi dalla sua casa, abitò il Fontana, autore della "quadriga della libertà" sull’Altare della Patria per la quale posò Vittoria Caetani Colonna, il Canova, il Camuccini, il generale Sirtori ed infine, quello strano personaggio che fu Coccapieller, che vi fondò il suo giornale scandalistico "Ezio II", cui subentrò qualche anno dopo il cattolicissimo "La Squilla". |
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