L’illuminazione nell’antica Roma: torce, candele e lucerne contro le tenebre Al chiaror di luna e di una lanterna
Candele e piccole lampade di terracotta, dette "lucernae", tra gli oggetti domestici più diffusi nell’antica Roma, si utilizzavano duemila anni fa per l’illuminazione dell’Urbe. Le lucerne venivano prodotte in tutto l’Impero: la domanda era forte, di conseguenza anche l’offerta sul mercato non poteva essere da meno. Il corpo della lampada, di forma rotonda oppure ovale, era munito di un manico e di un becco, detto "rostrum", dal quale fuoriusciva il lucignolo di lino o di canapa. Il lucignolo veniva regolato con aghi e pinzette, mentre in un foro, posto sulla lampada, veniva versato il combustibile. Per alimentare le lucerne si adoperava l’olio d’oliva più scadente, in alcuni casi anche il sego. "Bilicni" si chiamavano le lampade a due becchi, che diffondevano negli ambienti molta luce, ma anche più fuliggine. L’insopportabile odore del fumo veniva spesso contrastato con forti profumazioni degli ambienti. Sulle lucerne, come testimoniato dai numerosissimi esemplari giunti sino ai giorni nostri, erano inserite anche decorazioni e frasi beneauguranti. A volte le scenette disegnate a bassorilievo si ispiravano alla mitologia, alla vita campestre e ai giochi. Neppure mancavano maliziose scenette erotiche o lucerne con becchi dall’inequivocabile forma di fallo. Le tipologie più semplici, senza decorazioni a bassorilievo, recavano solamente il "marchio di fabbrica", ossia il timbro dell’officina che l’aveva prodotte. Dal III secolo in poi troviamo lucerne con chiari simboli cristiani, come il monogramma di Cristo, il pesce e l’ancora. Le lucerne dei ricchi cittadini romani erano di bronzo, come gli sfarzosi candelabri ai quali i più abbienti appendevano tante lucerne ad altezze differenti. In pochi davvero potevano permettersi i lussuosi lampadari bronzei che Plinio il Vecchio definiva "simili ad alberi carichi di mele". Di notte, a Roma, le tenebre venivano squarciate soltanto dalla fiamma che ardeva nelle lanterne, fonti di luce indispensabili, come le candele e le torce, per illuminare il passo di qualche ritardatario o di qualche avventuriero che sfidava i pericoli delle strade oscure. Di forma cilindrica, per lo più in bronzo, la lanterna aveva un’apertura superiore, una sorta di coperchio, da cui si inseriva una candela o una lampada ad olio. Le pareti erano realizzate con corno levigato o la vescica trasparente di un animale. Per meglio trasportarla, poteva essere fornita di un manico rigido, oppure di una catenella. "Lanternarius" si chiamava lo schiavo che, munito di lanterna, precedeva il padrone, facendogli strada verso casa. Spesso, stanco delle dure fatiche della giornata, era costretto ad aspettarlo all’angolo di qualche via, rischiando di addormentarsi seduto a terra come il bimbo raffigurato in una struggente scultura esposta al Museo Nazionale Romano. L'argomento è stato trattato nel corso dell'intervista possibile di "Questa è Roma!", la trasmissione ideata da Maria Pia Partisani in onda ogni sabato mattina, dalle 11 alle 12, su Nuova Spazio Radio (88.150 MhZ). |
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