Un capolavoro di Sangallo il Giovane e Perin del Vaga

L’antico tabernacolo in via dei Coronari

 

di Antonio Venditti

Fra i palazzi nobili e curiali che impreziosiscono il quartiere romano del Rinascimento, nel cuore del rione Ponte, in fondo a via dei Coronari, in angolo con vicolo Domizio, emerge un tabernacolo dalle linee classiche che racchiude la celebre "Imago Pontis"; tra gli esempi più importanti nella storia delle edicole stradali: la sacra effigie fu talmente famosa, fin dal ‘400, da far identificare la casa a cui è addossata, il luogo, il tratto di strada sino al fiume con via di Panico e le adiacenze.

L’immagine era posta anticamente sulla casa del fiorentino Vincio di Vincio di Stefano Vincio che l’aveva avuta in utile dominio dal Monastero di S. Silvestro in Capite. Egli vendette nel 1523 i suoi diritti al cardinale Alberto Serra del Monferrato, Protonotaro Apostolico dal 1519 al 1527, anno in cui morì a Castel S. Angelo durante il sacco di Roma.

Allorché il Cardinale acquistò la dimora "con istromento del 21 decembre 1523, per gli atti del notaio Apocello", volle restaurare e abbellire l’antica edicola del palazzetto. In quel luogo, doveva esservi infatti una celebre immagine di cui parla la cronaca del 1464 riguardo a un truce avvenimento degli Alberini, confermato in un documento del 3 febbraio 1468.

Il Serra incaricò Antonio da Sangallo il Giovane del rifacimento del tabernacolo di cui parla a lungo il Vasari nelle vite del Sangallo e di Perin del Vaga. Scrive il Vasari: "Aveva in questo tempo Antonio da Sangallo fatto in Roma in su una cantonata di casa, che si dice la Immagine di Ponte, un tabernacolo molto ornato di trevertino e molto onorevole, per farvi dentro di pitture qualcosa di bello; e così ebbe commessione dal padrone di quella casa, che lo dessi a fare a chi gli pareva che fosse atto a farvi qualche onorata pittura. Onde Antonio, che conosceva Perino di que’ giovani che vi erano per il migliore, a lui la allogò; ed egli messovi mano, vi fece dentro Cristo quando incorona la Nostra Donna; e nel campo fece uno splendore, con un coro di serafini ed Angeli, che hanno certi panni sottili, che spargono fiori e altri putti molto belli e vari; e così nelle due facce del tabernacolo fece, nell’una San Bastiano, e nell’altra Santo Antonio: opera certo ben fatta, e simile alle altre sue, che sempre furono e vaghe e graziose".

Il tabernacolo presenta un’architettura semplice e slanciata, dalle linee classiche. Spicca nell’angolo dell’edificio da una parete di robusto bugnato su uno stilobate a lesene in travertino, sul quale due agili semicolonne composite reggono il timpano con trabeazione in cui si legge: "Instaurata fuit quam cernis Pontis Imago" (L’immagine di Ponte che vedi, fu restaurata). Sull’alto basamento è l’iscrizione Albertus / Serra De Monte Ferrato (Alberto Serra del Monferrato) e sotto il ricordo di un restauro: Insta[urata su] mpt (ibus) Benefact (orum) [M] D [CC] CV (restaurata a spese di benefattori nel 1805).

Una grossa lanterna scende sopra il vano centrale protetto da cristallo, dove Perin del Vaga dipinse "L’Incoronazione della Vergine", a memoria di quella primitiva.

Con vividi colori, entro una cornice in stucco, il pittore illustrò sul fondo della nicchia la Madonna a capo chino onorata dal Cristo sopra un trono di nubi, fra un coro d’angeli e serafini ed altri putti e vari che spargono fiori. Nelle brevi facce laterali i Santi Antonio e Sebastiano che osservano quanto avviene.

I resti della pittura di Perin del Vaga, un tempo completamente spariti, sono riapparsi dopo un restauro effettuato a cura del Comune di Roma nel 1968.

l motivo dell’edicola, ispirato alle nicchie del Pantheon, fu riadoperato dal Sangallo nelle finestre del palazzo Farnese.

Nel cantonale sopra l’edicola gli stemmi del Cardinale Francesco Armellini (camerlengo dal 1521 al 1528) e del Monferrato e due finestre architravate di cui quella inferiore, più ricca, è internamente a sesto semicircolare ed è adorna di scudi sugli angoli.


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