Nell’Anfiteatro vasi, rilievi, affreschi, statue e ritratti

Dolci Muse pensose in mostra al Colosseo

Il pezzo più ammirato è la Polimnia della Centrale Montemartini, completamente avvolta nel suo mantello

   

di Cinzia Dal Maso

Figlie di Mnemosine (la Memoria) e di Zeus, le Muse rallegravano con il loro canto l’intero Olimpo, ma soprattutto tutelavano il pensiero in ogni sua forma. Tacito le immagina in luoghi sacri, accanto alle fonti d’acqua, in accordo con l’etimologia della parola Musa, che i dialetti greci interpretavano come "sorgente". Per questo in origine le Muse venivano assimilate alle Ninfe. Ognuna delle nove sorelle aveva la sua sfera d’influenza: Calliope è la Musa della poesia epica, Euterpe e Erato sono l’una protettrice della lirica monodica e l’altra della lirica corale. Tersicore sovrintende alla danza, Melpomene della tragedia, Talia della commedia. Clio è la Musa della storia, Urania dell’astronomia.

Per chi volesse saperne di più, si è aperta al Colosseo, dove rimarrà fino al 20 agosto, la mostra "Musa pensosa. L’immagine dell’intellettuale nell’antichità", curata da Angelo Bottini. La Soprintendenza archeologica di Roma, già da qualche anno, ha avviato per le esposizioni all’interno dell’Anfiteatro Flavio l’esplorazione di grandi temi della civiltà antica secondo progetti che coniugano il rigore scientifico con un moderno linguaggio espositivo, apprezzabile anche dai non "addetti ai lavori". Nell’ambulacro interno del Colosseo si susseguono le statue di queste donatrici della forza purificatrice, raffigurate nella loro eterna e imperturbabile bellezza, per nulla infastidite dal luogo in cui sono state riunite, dove sembrano ancora risuonare le urla dei gladiatori, i gemiti dei moribondi, i ruggiti delle fiere. Le fanciulle dall’aria assorta sono associate a capolavori d’arte e della scienza che illustrano scene di poesia, musica e teatro, l’educazione del cittadino, l’estro creativo a servizio dell’impegno culturale con fini politici.

I personaggi che hanno trovato ispirazione dalle Muse vanno da Omero ai lirici, dai tragediografi ai filosofi, agli oratori greci e romani. Sono riconoscibili, ancora vivi e presenti, attraverso splendidi ritratti, collocati nell’ambulacro esterno del monumento.

La mostra presenta decine di vasi attici, rilievi, affreschi e mosaici, più di quaranta opere fra statue, ritratti e sarcofagi in marmo, tra cui fa da "prima donna" la splendida statua della Musa Polimnia dalla Centrale Montemartini, in marmo pario, copia romana da un originare tardo ellenistico. Sognante e pensosa, la giovane appare completamente avvolta nel mantello che copre, senza nascondere, le forme sinuose. Il braccio destro vince la resistenza della stoffa per poggiare il gomito a uno sprone roccioso e portare la mano sotto il mento. La giovane reggeva nella sinistra un rotolo di versi, simbolo dell’arte da lei rappresentata. Si tratta di una splendida interpretazione romana ispirata al gruppo di Muse disegnate da Philiskos di Rodi nel II secolo a.C. La politura originaria dell’opera è perfettamente conservata perché la statua venne nascosta in antico in un cunicolo sotterraneo. Considerata l’assoluta qualità artistica e la cura dei particolari che sembrano conservare la freschezza dell’originale, la scultura doveva far parte di un ciclo decorativo di una importante residenza imperiale, da situare in una zona non lontana dall’area del rinvenimento, nei pressi di via Terni, che per fasto doveva gareggiare con i lussuosi edifici del Palatino.

Qualche volta, però, l’idillio si spezzò e la violenza entrò prepotente anche nel mondo tranquillo delle Muse, come quando, dopo aver assistito alla gara tra Apollo e Marsia, dovettero essere testimoni anche alla terribile punizione del povero sileno, scuoiato da uno scita. La scena è raffigurata su uno splendido vaso attico a rilievo, del IV secolo a.C., proveniente dal Museo Nazionale di Napoli e su una cista prenestina in bronzo, sempre del IV sec. a. C., da Villa Giulia.

La mostra è completata da un ricco apparato didascalico e illustrativo, oltre che dai saggi contenuti nel catalogo Electa (30.00 euro in libreria, 25.00 euro in mostra).


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