A Palazzo Venezia ottanta opere dello scultore siciliano L’enigmatica vitalità dell’arte di Emilio Greco Sempre alla ricerca della perfezione formale, trasfigurò la realtà in schemi geometrizzanti
Il 28 giugno del 1967 venne eretto nella Basilica Vaticana il monumento a Giovanni XXIII. La scultura, in cui è condensata la vita del Papa Buono, può essere considerata uno dei punti focali della produzione di Emilio Greco (1913 -1995), figura di spicco nell’arte del secondo Novecento, la cui linea essenzialmente figurativa non si risolse mai in forme scontate o convenzionali. Per chi volesse immergersi nel suo mondo di astratte volumetrie, nei bronzi, nei cementi e nelle terrecotte pervasi da una calibrata vitalità interiore, fino al 25 maggio prosegue a Palazzo Venezia, in via del Plebiscito 118, la mostra "Emilio Greco scultore", curata da Carlo Pirovano e promossa dal Dipartimento per i Beni Culturali e Paesaggistici, dalla Direzione generale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico, dalla Direzione generale per l'architettura e l'arte contemporanee e dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Romano Archivi Emilio Greco, in collaborazione con la Galleria Nazionale d'Arte Moderna. In esposizione circa 80 opere, alcune di ragguardevoli dimensioni, per scoprirne le radici storiche che affondano nell’antichità, nel manierismo e nel barocco, fondendosi con le suggestioni moderne di artisti come Marino, Martini, Moore e Pevsner. Nelle sale di Palazzo Venezia si possono vedere anche gli studi delle Porte del Duomo di Orvieto con il bozzetto di una prima ideazione, i bozzetti del Monumento a Papa Giovanni e di quello a Pinocchio. Nella sua ricerca di una perfezione formale, Greco tendeva a ridurre la realtà in schemi geometrizzanti, pervasi da un ritmo serrato ed elegante, carico di un’energia compressa, di un’intima forza vitale. Straordinario era il gusto dell’artista per la trattazione delle superfici, a volta lisce e levigate, talora lievemente graffiate, se non addirittura fortemente incise con la raspa. Il percorso espositivo segue un andamento cronologico che procede dalla fine degli anni Quaranta ed è diviso per nuclei tematici: dalla serie degli Omini e dei Lottatori, al periodo delle grandi Bagnanti degli anni Cinquanta-Sessanta, alla serie delle opere sacre e dei monumenti, dei ritratti e delle grandi statue degli ultimi anni. La mostra offre momenti di intensa suggestione. E’ possibile, ad esempio, muoversi tra le monumentali Bagnanti in cui rivivono le veneri e le grazie antiche, trasfigurate in forme compatte, al limite dell’integrità formale, dalle espressioni assorte e sensuali. "La serie di variazioni sulle Bagnanti – scrive Pirovano nella sua introduzione al catalogo edito dal Cigno Galileo Galilei in collaborazione con Electa – accompagna con serrata continuità l’attività matura di Greco, svolgendosi con sicura autonomia accanto ai grandi racconti sollecitati dalle commissioni religiose del settimo decennio...Se consideriamo la serie delle Bagnanti come una suite armonica e concatenata – continua lo studioso - vediamo che si passa da un sostanziale equilibrio verticale, la cui sicurezza è appena scalfita dal protendersi della gamba sinistra e dal ritrarsi aggraziato del fianco, a una serie di variazioni in cui prevale invece l’effetto dell’avvitamento, per sciogliersi alla fine in una nuova verticalità tesa aperta e sicura, alla cui tensione ascensionale corrisponde una suprema motilità delle superfici, concentrata in risonanza solare, senza tormenti chiaroscurali". La figura femminile è stata da Greco assiduamente rivisitata nelle sue infinite potenzialità espressive, senza escludere un raffinato erotismo, e tradotta con disincantata disamina delle realtà individuali in una serie ricchissima di ritratti, soprattutto femminili, frutto di soluzioni compositive elaborate, in cui il rapporto tra piani plastici esalta la stesura dei piani fisionomici ridotti all’essenziale. Le opere di Greco, che si era assicurato fama internazionale con il gran premio alla Biennale veneziana del 1956, sono state acquisite dai più prestigiosi musei di tutto il mondo, dalla New Tate Gallery di Londra, l’Ermitage di San Pietroburgo, il Puskin di Mosca e l’Open-Air Museum di Hakone, ai musei americani, dai Musei Vaticani, alle Gallerie d’Arte Moderna di Roma, Venezia, Milano, Firenze. |
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