La denominazione è collegata a un’antica famiglia senese

Medioevo a Trastevere

L’Arco dei Tolomei

Massiccio e poco luminoso, fu riprodotto da E. Roesler Franz in un suggestivo acquerello, animato da caratteristiche figure popolari

 

di Antonio Venditti

Di Trastevere medioevale, come del resto di quello rinascimentale, resta assai poco. E’ presente ancora nelle case davanti alla basilica di Santa Cecilia, in via della Lungaretta, in vicolo dell’Atleta. Un punto assai suggestivo e caratteristico dell’antico rione è dato dall’Arco dei Tolomei, tra via dei Salumi e piazza in Piscinula.

L’Arco, di origine medioevale, ma ampiamente rimaneggiato nel 1928, come ricorda la scritta sopra le due finestre in alto (Anno Sexto MDCCCXXVIII AMPL. ET. REST), prende il nome dalla importante famiglia senese dei Tolomei, che si stabilì a Roma dal 1358 - per volontà di un suo autorevole membro, Giovanni - ed ebbe il suo palazzo a Trastevere. Tra i personaggi di questa casata si evidenziano un Raimondo, che nel 1376 fu senatore di Roma; Francesco, figlio di Giovanni, che nel 1459 vendeva grano al Palazzo Pontificio e Jacopo, nel 1461 Vice Castellano di Castel S. Angelo. Nel 1517 nel palazzo trasteverino abitava un "J. Pietro Tholomeo con 7 persone di sua casa".

L’Arco, tutto in laterizio, assolve più propriamente alla funzione di sottopassaggio di esclusiva utilità pubblica. Risulta piuttosto massiccio e frammentato, con il sottarco incombente, a differenza di come è stato riprodotto in un acquerello di Ettore Roesler Franz, in cui appare, in primo piano, con maggiore luminosità, animato da alcune, caratteristiche figure. L’ingresso su via dei Salumi è incorniciato da una fitta ghiera di mattoni, secondo una consuetudine in vigore a Roma fin dalla seconda metà del XIII secolo - dovuta alla difficoltà di reperire mattoni interi - che imponeva, per la realizzazione delle cornici di ornamento della fronte degli archi, l’uso di mattoni spezzati. Per questo motivo si preferì fare archivolti più bassi, di conseguenza con luce più stretta. A questo va aggiunto che una disposizione del 1250 imponeva che gli archi dovessero avere un’altezza minima tale da consentire ad una donna, con in capo un recipiente grande e uno piccolo, di passarvi sotto comodamente.

Superiormente, dall’Arco dei Tolomei sporgono undici testate di piccole travi in marmo. La sua denominazione, che compare nella pianta del Falda del 1676, si aggiunse per poi subentrare a quella "de Bondii", antica famiglia romana - di cui un "Nicolaus de Bondijs de regione transtyberim" e nominato nel catasto del Salvatore del 1331 - le cui case erano ricordate nel 1518 "iuxta arcum illorum de Bondiis" e nel 1565 "appresso il detto arco de Bondiis al presente de Tholomei".

Nei pressi di questo complesso fu fondata dall’avvocato Michele Gigli (1790-1837) una delle prime scuole notturne di Roma, per i giovani artigiani poveri che quivi "imparavano a leggere, scrivere e far di conto". Al termine delle lezioni, prima di tornare a casa, gli alunni venivano condotti a pregare e a cantare inni sacri davanti ad una immagine della Vergine in piazza della Gensola. Sempre in questa zona nel 1888 fu aperto, in un locale provvisorio, l’Asilo Savoia per l’infanzia abbandonata con un primo nucleo costituito da 20 bambini.

Sulla destra dell’Arco si nota la muratura antica di una costruzione, attualmente soltanto in laterizi, che si evidenzia per il totale distacco dell’intonaco: è l’antica Torre dei Tolomei, risalente al XIII secolo, oggi irriconoscibile a seguito della perdita dei piani alti, perciò più bassa degli edifici adiacenti, di età moderna.

Su via dei Salumi, ai numeri 24b e 26 si eleva un imponente palazzo - con portone bugnato tardo rinascimentale, ora murato - sovrastato da una loggia - pure chiusa - e balcone su mensole, rafforzato nello spigolo da bugne. In angolo una piccola finestra quattrocentesca. Potrebbe essere ciò che resta della dimora della famiglia Tolomei.

Via dell’Arco dei Tolomei è ricordata nelle "Taxae Viarum" del 1613 col nome di "vicolo di Tolomeo" e nelle "Investigazioni" del 2 maggio 1604 in cui si segnala una certa "Cassandra da Bagnorea", abitante "ad arcum Ptolomei".


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