La Roma di Leon Battista Alberti Una mostra per celebrare il VI centenario della nascita dell’artista
Nel 1432 Leon Battista Alberti giungeva per la prima volta a Roma, per ricoprire la carica di abbreviatore apostolico nella curia del pontefice Eugenio IV: gli apparve una città molto diversa da quella attuale, dove le rovine antiche, immerse in un tessuto urbano ancora rado e interrotto da ampi spazi naturali, erano state spesso oggetto di trasformazioni, saccheggio o riuso. Per i quarant’anni che seguirono l’Alberti si immerse in quel mondo, diventando un attento osservatore di rovine architettoniche, opere d’arte, iscrizioni e monete dell’antichità, quasi a gara con gli altri umanisti e artisti presenti in città. Grazie alla sua conoscenza diretta dei monumenti e degli antichi testi, aveva scritto un trattato di architettura, il "De re aedificatoria", degno di essere paragonato a quello di Vitruvio e in grado di delineare le forme di una nuova architettura per il suo tempo, che fu presentato a papa Nicolò V nel 1452. Per celebrare il sesto centenario della nascita dell’artista, i Musei Capitolini ospitano a Palazzo Caffarelli, fino al prossimo 16 ottobre, una grande mostra con circa 120 opere, "La Roma di Leon Battista Alberti. Architetti, umanisti e artisti alla scoperta dell’antico nella città del Quattrocento". L’esposizione è organizzata dal Comitato Nazionale VI Centenario della Nascita di Leon Battista Alberti (Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione generale per i Beni librari e gli Istituti Culturali) e dall’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma-Sovraintendenza ai Beni Culturali, a conclusione dei convegni di studio dedicati all’opera albertiana tenutisi dal 2002 al 2004. Pezzi architettonici antichi sono stati disposti di fronte ai rari disegni del Quattrocento dedicati alla rappresentazione delle architetture antiche allora visibili, soprattutto quelle a cui l’Alberti si ispirò per il suo trattato e i suoi progetti, quali il Mausoleo di Adriano, il Pantheon, il Colosseo, il Foro Romano, quelli Imperiali, gli archi trionfali e le terme. Non potevano mancare monete, bronzi dalle navi di Nemi, gemme, manoscritti di umanisti attivi a Roma e conosciuti dall’Alberti, e alcune significative opere di scultura e pittura particolarmente legate alla ricerca dell’umanista e alla sua visione dell’arte e della cultura degli antichi. Tra i pezzi più importanti, il "Codex Escurialensis", una predella del Beato Angelico, un affresco di Andrea del Castagno e un bronzetto del Marc’Aurelio del Filarete. La mostra è completata da alcuni disegni riferiti ai principali interventi sui monumenti antichi e cristiani da parte dei Papi, in particolare per il nuovo San Pietro e Borgo da parte di Nicolò V, il Pontefice che inaugurò una nuova visione della Roma cristiana sulle basi dell’antico nel Quattrocento. Si parlerà della mostra nel corso dell’Intervista Possibile di "Questa è Roma!", la trasmissione di Maria Pia Partisani in onda il sabato mattina dalle 11.00 alle 12.00 su Nuova Spazio Radio (88.150 MHz). |
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