La strada ha assunto la denominazione dall’attigua piazza

Agli Archi della Pilotta il nobile gioco della palla

I cavalcavia collegavano Palazzo Colonna in Piazza dei SS. Apostoli con l’omonima Villa, che si estendeva a un livello superiore della retrostante strada

di Antonio Venditti

A sinistra della facciata del Palazzo I.N.A.I.L. in via IV Novembre inizia via della Pilotta, così chiamata per la vicinanza con la piazza omonima, in precedenza detta piazza dell’Olmo di Treio o della Valle - da un albero superstite dall’antica olmata nel palazzo Colonna in piazza dei SS. Apostoli - poi della Pilotta per l’esercizio della "pilotta", ossia della palla. Il gioco fu importato dai fiorentini a Roma dove fu molto praticato specialmente dalla nobiltà - nei sec. XVI e XVII, tanto che un bando del 6 aprile del 1600 imponeva il "divieto di giuocare a palla, pallone, pilotta e piastrella presso i monasteri". In particolare, nel Diario Valesio alla data 22 agosto 1740 si legge: "al vicolo dove sono i due ponti (archi) del giardino del Contestabile Colonna (cioè a via della Pilotta), in questi giorni si è ritornato ai giuoco della pilotta, dismesso da più di 40 anni in qua". Poco distante da via della Pilotta, sul vicino colle Quirinale, riferisce il Cancellieri, nell’attuale Palazzo Rospigliosi, "appresso quello del Papa... v’erano tre cortili uno per la cavallerizza, l’altro per il giuoco del pallone, ed il terzo per quello della pilotta".

Via della Pilotta segue il tracciato dell’antico "Vicus Capralicus o Caprarius", che traeva la propria denominazione dalla presenza di una "aedicula capraria", in cui campeggiava appunto la raffigurazione di una capra, che in età romana costituiva l’insegna della via.

La strada fiancheggia il lato posteriore del Palazzo Colonna ed è scandita da quattro eleganti cavalcavia che nel loro insieme danno vita a una fuga d’archi talmente sobria, da permanere sia dalla visione prospettica di piazza della Pilotta che da quella di via IV Novembre.

Gli archi, oltrepassando la via, uniscono la parte posteriore del Palazzo con i retrostanti, sontuosi giardini terrazzati della prospiciente Villa Colonna, situati ad un livello superiore rispetto al piano stradale e che si estendono alle falde del Quirinale per poi avere l’ingresso monumentale a doppia scalea in via XXIV Maggio.

I quattro archi non sono dello stesso periodo, come si può rilevare anche dalla struttura dei parapetti, diversamente alternati: a balaustre e colonnine si alternano parapetti di ferro intervallati da quattro basi marmoree sorreggenti all’estremità dei grossi vasi per fiori ed al centro delle palle di pietra.

Infatti, riferisce Ridolfino Venuti che il cardinale Girolamo Colonna, camerlengo di Santa Chiesa, ritenendo "ignobile" la parte del Palazzo corrispondente al cortile e quella retrostante verso la strada della Pilotta dove fra le altre sale è la Galleria delle Carte geografiche, fece erigere su quel lato una "maestosa facciata ", restaurare la scala, "tutto l’interno e adornare l’intero braccio" dell‘edificio... costruendovi", fra il 1756 e il 1761, "due nuovi ponti (i cavalcavia mediani) che partivano dall’appartamento al primo piano fino al giardino ", con balaustri in travertino alternati a ringhiere di ferro. Il tutto con disegno e architettura del senese Paolo Posi (1708-76), il quale come ricorda Francesco Milizia "rimodernò passabilmente il palazzo Colonna", cercando di traghettarlo dal rococò allo stile neoclassico: un ammodernamento stilistico effettuato soltanto in piccola parte, perché le due gallerie, ciascuna con un casino al termine, appaiono ancor oggi fedeli all’originario gusto con cui vennero realizzate.

I giardini hanno subito mutilazioni per la costruzione su via IV Novembre del Teatro Drammatico Nazionale - a sua volta demolito per la costruzione del Palazzo I.N.A.I.L. - nella parte posteriore, sulla via XXIV Maggio, per lo spazio occupato dalla casa di Guglielmo Mengarini e in prossimità di piazza della Pilotta per la costruzione dell’Università Gregoriana che nel 1923 portò alla distruzione di due casini.

Notevolmente ridotti rispetto alla primitiva estensione, da via della Pilotta si intravedono soltanto le cime degli alberi che sopravanzano il muro di cinta del parco dove si svagò il giovinetto Torquato Tasso e passeggiò Francesco Petrarca.


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