Furono voluti da Giulio II perché soldati invincibili

Gli Svizzeri del Papa: 500 anni di fedeltà

La cerimonia del giuramento rievoca il sacrificio di 147 alabardieri, che il 6 maggio 1527 si fecero massacrare dai Lanzichenecchi per salvare Clemente VII

di Antonio Venditti

Il Vaticano accoglie l’esercito più piccolo al mondo: il corpo delle Guardie Svizzere, la cui presenza risale al XVI secolo.

Già dal sec. XIV numerosi soldati svizzeri erano al servizio della Santa Sede, un reclutamento che proseguì anche successivamente, come ricorda un accordo del 21 gennaio 1480, fatto da Sisto V con vari Cantoni cattolici della Svizzera tedesca.

L’idea della formazione di un corpo stabile e regolare di soldati svizzeri alle dirette dipendenze della Santa Sede, per la custodia della persona del Sommo Pontefice e la protezione dei Sacri Palazzi, è dovuta a Giulio II, una scelta scaturita dalla fama di mercenari invincibili per la forza d’animo, i nobili sentimenti e la proverbiale fedeltà. Infatti, il 21 giugno 1505 il Pontefice comunicò agli Stati "Confederatis Superioris Alemanniae" di aver dato l’incarico a Peter von Hertenstein di condurre a Roma 200 soldati svizzeri, rilasciandogli, quale condottiero, un lasciapassare, insieme al capitano Kaspar von Silenen del cantone di Uri.

Sotto la loro guida, il 22 gennaio 1506, dopo lunghe trattative, entrarono a Roma dalla Porta del Popolo soltanto 150 soldati svizzeri, che si diressero subito verso Piazza San Pietro. Il giorno successivo furono assunti in servizio in tutta solennità da Giulio Il della Rovere, con una cerimonia che costituì l’atto ufficiale di fondazione del Corpo della "Coorte Elvetica".

Attraverso i secoli, il Corpo ha conosciuto momenti gloriosi e difficili, come durante la prigionia o l’esilio dei Sommi Pontefici, quando venne sciolto.

Durante il Sacco di Roma del 6 maggio 1527 da parte dei Lanzichenecchi guidati da Carlo V, con alla testa il loro comandante Gaspare Roist caddero 147 alabardieri svizzeri, per salvare la ritirata di Clemente VII de Medici, insieme a 42 guardie nel Castel S. Angelo.

Lo storico bagno di sangue che costituì il battesimo d’onore delle Guardie Svizzere è ricordato da un monumento, di epoca recente, incastonato in una fontana, opera di E. Zimmerman, posto davanti alla loro caserma in Vaticano. Altri poche memorie del terribile Sacco di Roma sono visibili intorno a San Pietro: sul tratto di muro del "Corridore" di Borgo, in alto sulla chiesetta di San Martino, permangono ancora i segni delle archibugiate dei lanzichenecchi, che forse sarebbero riusciti a centrare il Pontefice in fuga se Paolo Giovio o il Cardinale Ciocchi del Monte non lo avessero coperto con il proprio mantello. Ed ancora, in via dei Penitenzieri, sotto il campanile di Santo Spirito in Sassia, è il busto con epigrafe dell’orafo Bernardino Passeri che morì combattendo in quelle giornate. La Sala dei bronzi, nel Palazzo dei Conservatori, custodisce la sfera dorata che sormontava l’obelisco di piazza San Pietro, a quei tempi nei pressi del Camposanto Teutonico.

Una riorganizzazione delle Guardie Svizzere fu voluta da Pio X con il regolamento del 19 marzo 1904, che portava l’organico a 133 uomini. In occasione del loro IV centenario, gli Svizzeri, nel 1906, ottennero di fregiarsi della medaglia commemorativa fatta coniare dal Pontefice.

Il Corpo fu riorganizzato da Giovanni XXIII con la pubblicazione del regolamento del 6 agosto 1959, con il quale si riduceva l’organico a 100 unità.

Dall’abolizione dei Corpi Armati Pontifici, operata il 14 settembre 1970 da Paolo VI, si salvò "l’antichissima Guardia Svizzera Pontificia", a cui il 20 gennaio dell’anno successivo venne affidata esclusivamente la custodia del Palazzo Apostolico.

Questo Corpo, che veste tutt’oggi la variopinta uniforme con i colori dei papi medicei - blu, giallo e rosso - ripristinata ai primi del secolo dal comandante Répond, continua il plurisecolare servizio della custodia della Sacra Persona del Sommo Pontefice, sia in anticamera che nelle cerimonie pubbliche, sorvegliando il Palazzo Apostolico e gli ingressi esterni del Vaticano, dove è possibile, come al Portone di Bronzo, all’Arco delle Campane e al Cancello di Sant’Anna, vedere le Guardie Svizzere nell’azzurra uniforme giornaliera.

Il prossimo anno la Guardia Svizzera Pontificia festeggerà il suo Giubileo: 500 anni di presenza in Vaticano.


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