Baci romani: "odi et amo" " Osculum", "basium" o "savium": questi i nomi che nell’antica Roma indicavano il bacio. Affettuoso saluto, riverente omaggio o appassionato compagno dell’amplesso, il bacio fu sempre al centro di focose e più o meno dotte polemiche. Nell’Urbe la propria riverenza si dimostrava con il bacio ossequioso della mano e con questo gesto i clientes omaggiavano ogni mattina il loro patrono. In epoca repubblicana gli uomini potevano esercitare sulle loro donne lo "ius osculi", il diritto del bacio, per verificare che non avessero bevuto del vino di nascosto. Gustarlo equivaleva a compiere adulterio poiché si credeva che il vino liberasse i freni inibitori, iniziasse al piacere e fosse un potente abortivo. Baciarsi per strada, nei tempi antichi, era vietato.Pare che Catone il Censore arrivasse addirittura al punto di allontanare dal Senato un pretore, reo ai suoi occhi di aver baciato la moglie al cospetto della figlia. In epoca imperiale questo modo di salutarsi si diffuse molto tra gli uomini benestanti. Non tutti amavano però questa insolita moda, considerata poco igienica, invadente e lasciva. Il poeta Marziale, ad esempio, preferiva stringere e farsi stringere la mano. Forse per il diffuso malcontento l’Imperatore Tiberio proibì il bacio come forma di saluto. Ormai per Roma correva una battutaccia sull’usanza di baciarsi continuamente e per qualsiasi motivo: "Vuoi forse - ogni qualvolta che vedi qualcuno che ha fretta - metterti a leccarlo?". L’argomento è stato approfondito nel corso dell’Intervista possibile di "Questa è Roma!", la trasmissione ideata e condotta da Maria Pia Partisani, in onda ogni sabato mattina dalle ore 11.00 alle 12.00 su Nuova Spazio Radio (88.150 Mhz). |
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