Nella mostra di Escher ai Capitolini numerose le opere dedicate a Roma

di Cinzia Dal Maso

La magia dei disegni di Maurits Cornelis Escher, le sue celebri incisioni, i paesaggi mozzafiato con le case arroccate sulle montagne, sono tornati a Roma, per una grande mostra ospitata ai Musei Capitolini fino al 23 gennaio 2005.

"Nell’occhio di Escher", l’esposizione promossa dall’Assessorato alle Politiche culturali e dalla Sovrintendenza ai Beni culturali del Comune di Roma, in collaborazione con l’Istituto Olandese di Roma e la Fondazione Escher di Baarn, illustra il lavoro del grande maestro attraverso il tempo, dalle sue prime opere a quelle della piena maturità. Atmosfere surreali, la ricerca di una dimensione onirica, la rigorosità della linea, caratterizzano famose incisioni come "Le mani che si disegnano" o "salita e discesa".

La mostra, inoltre, presenterà per la prima volta al pubblico della Capitale una serie di opere dedicate a Roma, dove l’artista olandese soggiornò per molti anni. Nato il 17 giugno del 1898 a Leeuwarden, nei Paesi Bassi, Escher fece il suo primo viaggio in Italia nel 1921, rimanendo affascinato dai paesaggi, dalle architetture e dai costumi delle popolazioni. Dopo un periodo di spostamenti e di esperienze, nel 1924 si sposò a Viareggio, quindi decise di stabilirsi a Roma, in un appartamento in via Poerio, a Monteverde. Già nel maggio del 1926 esponeva un nucleo di xilografie e alcuni paesaggi italiani a Palazzo Venezia, ottenendo un discreto successo. In compagnia del direttore dell’Istituto Olandese, Goedefridus Johannes Hoogewerff, suo estimatore e committente, Escher visitò la Capitale e conobbe Adolfo Venturi. Viaggiò moltissimo, traversando la Penisola in treno, in nave e persino a piedi, arricchendo continuamente la propria arte e ovunque trovando soggetti da raffigurare e trasfigurare nelle sue incisioni. Rimase a Roma fino al 1935. "La sera, dopo le otto fino alle undici o anche mezzanotte – scrisse in seguito a un critico – disegnavo la meravigliosa, bellissima, architettura di Roma di notte, che mi piaceva di più di quella alla luce del giorno. Tutte le superflue linee barocche di cui Roma è strapiena di notte svaniscono. Inoltre, una nuova illuminazione con grandi lampioni aveva sostituito, in vari punti della città, la luce creata dalle antiche lanterne ma, allo stesso tempo ne aveva aumentato l’effetto fantastico".

Nel 1936 l’artista viaggiò lungo le coste italiane, in Spagna e a Malta e l’anno seguente si stabilì a Ukkel, vicino Bruxelles. I paesaggi nordici non lo ispiravano e perse l’interesse per il mondo visibile, per la natura e l’architettura che tanto lo avevano interessato in Italia: da questo stimolo nacquero le sue "immagini interne". Dopo la guerra ricevette numerosi riconoscimenti da parte della critica. Il 1968 è l’anno della sua grande mostra al Gemeentemuseum dell’Aja e della nascita della fondazione Escher. Morì il 27 marzo del 1972 a Laren, in Olanda, nella Casa di riposo per artisti "Rosa Spier", dove si era trasferito nel 1970.

 

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