La piazza dei Cinquecento
eroi caduti
a Dogali, in terra etiope
Piazza dei Cinquecento fino al 1888
veniva chiamata “di Termini” e si trova in quello che il Bufalini, nella sua
pianta del 1551, definiva “altissimus Romae locus”, riferendosi al monte
costituito dai riporti di terra derivati dall’apertura della via Sistina,
scaricati su questa piazza. Il monte venne spianato per costruire la prima
stazione ferroviaria e dal terreno affiorarono le mura antiche, del IV secolo
a.C., ma tradizionalmente attribuite a re Servio Tullio e perciò dette Serviane,
tuttora visibili sulla piazza e nei sotterranei della nuova Stazione Termini.
Il 26 gennaio del 1887 a Dogali, in Etiopia, 548 soldati italiani vennero
massacrati da oltre 7000 abissini. In Italia la notizia destò enorme commozione,
e quando, nel 1889, Gabriele D'Annunzio pubblicò “Il piacere”, dove il
protagonista Andrea Sperelli definiva i caduti di Dogali “bruti morti
brutalmente”, l'opinione pubblica insorse. Il Vate tentò una giustificazione
sostenendo che il suo pensiero non era certo quello di Andrea Sperelli.
In memoria del tragico evento, la piazza “di Termini” fu dedicata ai Cinquecento
e vi fu eretto un monumento in granito di Baveno su disegno di Francesco
Azzurri.
La base, ottagonale, è composta da quattro gradini. Segue il piedistallo con
quattro are decorate da protomi leonine in bronzo su cui poggiano quattro
edicole in stile cimiteriale che racchiudono altrettante tavole di bronzo con i
nomi dei soldati morti. Al di sopra delle edicole è un basamento, con la dedica
ai caduti, che sorregge un dado con la sigla S.P.Q.R. in bronzo dorato. Infine,
svetta un antico obelisco egizio in granito rosso di Assuan, dedicato a Ramses
II, rinvenuto nel 1883 dall’archeologo Rodolfo Lanciani in via Beato Angelico,
presso la tribuna di S. Maria sopra Minerva. E’ alto 6,34 metri ed era stato
eretto a Eliopoli dal faraone Ramsete II (XIII secolo a.C.) ma, dopo la
conquista dell'Egitto fu portato a Roma, per ornare, insieme con altri, il
tempio di Iside nel Campo Marzio.
Sulla cima dell’obelisco è stata posta la stella a cinque punte, simbolo delle
Forze Armate.
Nel 1924, per impiantare nuove linee tramviare in preparazione del Giubileo
dell’anno successivo, il monumento fu spostato nel vicino giardinetto compreso
tra viale L. Einaudi e via delle Terme di Diocleziano.
Nel 1937 alla sua base fu posto il cosiddetto “Leone di Giuda”, in bronzo
dorato, regalato nel 1929 da una società ferroviaria francese al Negus ed
inviato in Italia da Addis Abeba nel 1936. Poco dopo l’ingresso a Roma delle
truppe alleate il leone fu tolto e restituito, negli anni Settanta,
all’imperatore etiope dall’allora ministro degli Affari esteri Aldo Moro.
Allo stato attuale le superfici del monumento necessitano di un intervento di
pulizia e restauro, soprattutto per eliminare escrementi di uccelli, polveri
grasse e residui di ossido di carbonio.
di
Cinzia Dal Maso
02 marzo 2004 |