Illustri e nobili calvizie: i capelli degli antichi romani
La vanità nell’antica Roma non fu soltanto appannaggio delle raffinate e ricche matrone. Pure i nostri rudi progenitori, uomini d’armi e d’intelletto, sempre pronti a "bollare" come effeminate le ricercatezze dei Greci, si dedicarono ai piaceri che una sana cura del corpo poteva dare. Così persino illustri protagonisti della storia di Roma si rammaricarono per irrisolvibili problemi antiestetici. Secondo il pettegolo Svetonio, il grande Giulio Cesare "non riuscì mai a consolarsi di essere calvo" e per nascondere quello che considerava un terribile difetto si pettinava portando in avanti i pochi capelli superstiti. Insomma, un trucco antico come il mondo. Ecco perché il conquistatore delle Gallie non rinunciò mai all’onore decretatogli dal Senato e dal popolo di portare una corona d’alloro sul capo. L’accessorio, che spesso troviamo nei suoi ritratti, era infatti quanto mai prezioso per mimetizzare l’insopportabile "pelata". Un imbarazzo seriamente ingiustificato, visti gli innumerevoli successi sentimentali del generale, di cui persino la bella Cleopatra si invaghì. Meno attento al suo aspetto fisico fu l’equilibrato Augusto. Dal barbiere l’Imperatore, per non perder troppo tempo, si faceva tagliare i capelli da più persone contemporaneamente e persino mentre lo radevano continuava a leggere a scrivere. Un’altra illustre vittima della calvizie fu Domiziano (81-96 d.C.). L’Imperatore "era a tal punto addolorato di essere calvo – tramanda l’informatissimo Svetonio – da considerare un’offesa personale che questo difetto venisse rinfacciato a qualcuno, fosse pure per scherzo o per qualche disputa". A proposito di antiche e celebri "code di paglia". Ma qualcuno fu afflitto anche dalle pene di una chioma ingovernabile. Come il chiacchierato Nerone (54-68 d.C.) che, secondo le malelingue dell’epoca, portava sempre i capelli mal tagliati "a scaletta". Il principe, passato alla storia per le sue stravaganze, indispettito, decise un bel giorno di lasciarli crescere lunghi sulla nuca, alla maniera dei ragazzi e di coloro che avevano subito un lutto. E come spesso accade, l’atto inusitato divenne in seguito una moda un po’ snob, diffusa tra i giovanotti abbandonati ai lussi e ai piaceri. Insomma, roba da viveur. Se i capelli degli uomini dovevano essere sani e robusti, lo stesso non valeva per i peli del corpo. Proprio così. I nostri antenati, pare con la scusa dell’igiene, si sottoponevano alla depilazione, effettuata per lo più nelle terme con le stesse cerette che tormentavano la pelle delle donne. Una pratica considerata da effeminati, non meno dell’arricciarsi i capelli con il ferro caldo, che tra le sue fila contò tuttavia molti fautori. L’argomento verrà approfondito nel corso dell’Intervista possibile di "Questa è Roma!", la trasmissione ideata e condotta da Maria Pia Partisani, in onda ogni sabato mattina, dalle 9.30 alle 11.00, su Nuova Spazio Radio (FM 88.150 MHz). |
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