Con una catena collegata alla torre gemella sulla riva opposta

Una torre sul Tevere bloccava i saraceni

Sorge all’inizio della Magliana, quasi a ridosso del fiume, in un punto strategico per impedire le incursioni a Roma dei pirati musulmani

di Antonio Venditti

Il quartiere della Magliana, nonostante l’urbanizzazione intensiva, offre due memorie di notevole interesse, collegate alla storia di Roma antica, a breve distanza da piazza Antonio Meucci: la chiesa di Santa Passera e la vicina Torre-Casale di Teodora o del Giudizio, sconosciuta ai più.

A Pian due Torri, la zona in cui sorge il fortilizio, erano nell’antichità due monumenti sepolcrali accanto alle sponde del Tevere - sui quali, secondo il Nibby, sorsero due torri gemelle — che fornirono il nome ai terreni circostanti coltivati a vigne.

Il ricordo delle due costruzioni gemelle è affidato a questa Torre superstite che si erge accanto alla pista ciclabile dalla quale si può osservare il suggestivo spettacolo offerto dalle rive del Tevere e dall’ambiente palustre, caratterizzato ancor oggi dalla massiccia presenza di fitti canneti.

La Torre, a cui si accede lungo la piccolissima via Teodora, sorge sopra i resti di una tomba monumentale del I secolo d. C. di cui conserva un’ampia camera sepolcrale. In epoca medievale venne realizzata una sopraelevazione sul sepolcro e di conseguenza la trasformazione del monumento in Torre d’avvistamento e difesa sul Tevere.

A un piano, non molto alta, presenta massicci contrafforti che ricordano l’originaria funzione di fortilizio. E dotata anche di una scala esterna.

Infatti, fin dall’epoca di Leone IV (847-855) era stata realizzata una lunga linea di punti di avvistamento, che da Porta Portese proseguiva fino alla foce del Tevere, costituita da quindici torri. Un sistema di fortificazioni adottato dopo l’incursione dei Saraceni nelle basiliche di San Pietro e di San Paolo fuori le mura. Inoltre, il Pontefice fece erigere una torre in pietra, collegata alla gemella (scomparsa) dall’altra parte del fiume da una catena di ferro tesa che, all’occorrenza, poteva sbarrare il percorso sul Tevere a qualunque imbarcazione, soprattutto a quelle saracene. La Torre di Teodora, adibita a questo scopo, successivamente, in tempi più sicuri, sostituì la catena con una fune per rimuovere e guidare le merci dalle chiatte sulla terraferma. Un carattere commerciale che portò ad una rapida trasformazione della vasta area che si estendeva lungo la riva destra del Tevere. Questo tratto fluviale dal quale, provenendo dal mare, si poteva facilmente entrare a Roma continuò ad essere tenuto sotto controllo ancora per molto tempo, come conferma l’atto d’acquisto da parte di un certo Lentulo Lentuli, del 12 dicembre 1545, di un prato confinante con "il casale dei Doi Torri".

Difficile risulta l’esatta motivazione del nome di Teodora dato al viottolo, dal momento che ben tre Teodore sono ricollegabili con la vicina chiesa di Santa Passera (corruzione del XIV sec. del nome del Santo Ciro o Abbacero, qui venerato insieme a Giovanni).

Due monaci orientali, che avevano traslato da Alessandria le reliquie dei due santi, sarebbero stati ospitati, al tempo di Innocenzo I (401-417), da una Teodora nella sua casa di Trastevere, dopo breve tempo trasformata in chiesa. Le reliquie sarebbero state trasferite definitivamente da Teodora in un piccolo edificio sacro fatto costruire vicino alla via Portuense.

Una seconda versione riferisce che le reliquie dei due santi, per essere sottratte ai musulmani che avevano conquistato Alessandria d’Egitto, vennero portate nel VII secolo a Roma, dove i due martiri sarebbero apparsi in sogno a Teodora, senatrice romana, che le avrebbe poste nella chiesa al Portuense, arricchita con la donazione di molti terreni adiacenti.

In un documento del 9 dicembre 1060 compare il nome di una terza Teodora che restituisce alla badessa del monastero dei Santi Ciriaco e Nicolò una vigna fuori Porta Portese, "vocabulum sancti Abbacyri ".

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