Castel Sant’Angelo attraverso i secoli Una guida dell’Electa svela ogni segreto del mausoleo divenuto fortezza
"Le continue trasformazioni subite da Castel Sant’Angelo sin dall’antichità hanno purtroppo cancellato anche tratti architettonici salienti del grandioso sepolcro voluto dall’imperatore Adriano per sé e per la sua famiglia", avverte Nunzio Giustozzi nel volume "Castel Sant’Angelo", da lui scritto insieme a Laura Baini (casa editrice Electa, sotto la supervisione scientifica della Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Romano, 192 pagg., 19 euro): una guida completa ed esauriente al complesso monumento e a tutte le variazioni che lo hanno interessato nel corso dei secoli, trasformandolo da mausoleo imperiale a imprendibile fortezza, a residenza pontificia e a carcere in cui furono rinchiusi personaggi illustri. Gli autori accompagnano il lettore in un suggestivo viaggio attraverso il tempo, nelle sale affrescate da pittori come Perin del Vaga e Pellegrino Tibaldi, nei luminosi cortili affollati di memorie storiche, all’ariosa Loggia di Paolo III affacciata sul rione Prati. L’itinerario vero e proprio è arricchito da interessanti schede per focalizzare alcuni argomenti. Così, Laura Baini dedica un approfondimento alla girandola di Castello e le feste di Roma barocca, ricordando il periodo in cui "i migliori architetti del tempo venivano incaricati di trasformare strade e piazze in scenari fantastici, utilizzando macchine ingegnose, apparati effimeri ed effetti coreografici mutuati dalla pratica teatrale". Per la sua posizione, Castel Sant’Angelo divenne "il palcoscenico privilegiato per l’allestimento degli spettacoli pirotecnici, attestati fin dal 1463 e spesso accompagnati da gare di corsa di uomini e animali che attraversavano il Borgo fino a Piazza San Pietro". Ricche di colpi di scena, da leggere tutte d’un fiato, le pagine in cui Nunzio Giustozzi racconta le vicende di Benvenuto Cellini a Castello: "la difesa, la prigionia, la fuga di un narciso disperato". Più pacata e toccante, la scheda dello stesso autore sull’infelice Beatrice Cenci, che sulla piazza di Ponte Sant’Angelo venne decapitata l’11 settembre del 1599 davanti a una folla immensa di romani, con l’accusa di aver assassinato il padre violento e dispotico. "Fra gli spettatori – scrive Giustozzi – si trovava forse anche Caravaggio, che pare avesse tratto ispirazione proprio dalla decapitazione di Beatrice nel dipingere la ‘Giuditta che taglia la testa a Oloferne’, la cui resa realistica, precisa nei minimi dettagli anatomici e fisiologici, presuppone una ripresa dal vero". Il volume è concluso da una breve storia del Passetto, il camminamento protetto lungo circa 800 metri, grazie al quale il Pontefice si poteva spostare in tutta sicurezza dal Vaticano a Castel Sant’Angelo. Oggi il Passetto è in parte percorribile e vi si accede dal Bastione di San Marco. |
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