In una reggia sul mare le vacanze di Nerone
L’imperatore Nerone amava trascorrere i mesi estivi ad Anzio, nella sua splendida dimora affacciata su una baia naturale. La villa, già utilizzata in epoca repubblicana e in seguito dallo stesso Augusto, si estendeva lungo la fascia costiera. Nerone modificò le strutture architettoniche e la trasformò in una reggia grandiosa, a più piani, dotata di lunghi corridoi, sottopassaggi e scalinate che consentivano l’accesso agli ambienti superiori e a quelli costruiti, grazie ad una piattaforma di legno, sul mare. Un piccolo attracco privato era stato realizzato per accogliere le imbarcazioni di servizio e quelle che giungevano in visita all’illustre ospite. Non c’è da stupirsi, per questo, se le ampie sale e gli spazi erano stati appositamente concepiti per le esibizioni teatrali e musicali dell’Imperatore e per accogliere il numeroso pubblico che doveva affollare le sue performance. Il palazzo, con le fontane, i ninfei, le terme, i giardini e gli ampi terrazzamenti che davano su un paesaggio mozzafiato era adornato da meravigliosi mosaici e da splendide sculture. Alcune sono tra le più celebri dell’antichità: come l’"Apollo del Belvedere", oggi conservato ai Musei Vaticani nell’omonimo cortile e la cosiddetta "Fanciulla di Anzio", che possiamo ancora ammirare al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme. Era il lontano 1878 quando, durante una violenta mareggiata, un’onda più forte delle altre fece crollare l’antico muro che l’aveva per tanto tempo conservata. La scultura in marmo, alta un metro e settanta centimetri, raffigura una giovane donna con il chitone e un ampio mantello. La Fanciulla, dallo sguardo trasognato e malinconico, avanza reggendo in mano un vassoio con alcuni oggetti rituali, una benda di lana e un ramoscello d’alloro. L’acconciatura sembra annodata frettolosamente sulla fronte, accrescendo il mistero della sua grazia naturale. La veste, infilata in poco tempo, è ancora in disordine e scivola dalla spalla destra che rimane nuda. L’archeologo Paolo Moreno ha proposto di vedere nella statua una Pizia, ossia una sacerdotessa del Tempio di Apollo a Delfi, colta nell’atto di bruciare focacce o farina d’orzo per dare inizio alla pratica oracolare. Lo studioso ha avanzato per l’originale una datazione anteriore alla fine del III sec. a.C. Dopo tale periodo, infatti, non ci furono più Pizie giovani come la nostra bella Fanciulla. Tutta colpa del sacrilego Echecrate che si era invaghito di una delle vergini consacrate al Dio ed aveva, addirittura, osato rapirla. Il terribile atto fece molto scalpore e per impedire il ripetersi di una tale empietà, da quel giorno, la Pizia venne scelta tra donne mature, che avessero passato la cinquantina e fossero, per così dire, "contro ogni tentazione". L’argomento verrà approfondito nel corso dell’Intervista possibile di "Questa è Roma!", la trasmissione ideata e condotta da Maria Pia Partisani, in onda ogni sabato mattina, dalle 9.30 alle 10.30, su Nuova Spazio Radio (88.150). |
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