"Roma si racconta" sull’Aventino

Al Giardino degli Aranci Paolo Gatti propone un viaggio storico-musicale

di Cinzia Dal Maso

E’ l’anima più autentica di Roma, quella degli stornelli, dell’umorismo beffardo e della malinconia di certe canzoni che strappano il cuore, ad andare in scena al Giardino degli Aranci.

Orfano del grande Fiorenzo Fiorentini, lo spazio nel cuore dell’Aventino (via di Santa Sabina, info: 06.5757488) ospita fino al 30 luglio "Roma si racconta", spettacolo musicale pensato ed eseguito dal vivo dal maestro Paolo Gatti, accompagnato sul palco dalla splendida voce di Serena D’Ercole. Frutto di un’accurata ricerca storico-musicale, "Roma si racconta", spiega Gatti, "vuole soprattutto essere un’importante occasione di approfondimento e di conoscenza del nostro straordinario patrimonio culturale. Un tesoro di tradizioni che, per le nuove generazioni, rischia di cadere pericolosamente nel dimenticatoio".

Il viaggio melodico proposto al pubblico parte da poco noti spartiti medievali, brani per lo più legati ad eventi straordinari come quello giubilare, che richiamava a Roma una folla di pellegrini. Pur nella sacralità dell’occasione, non mancano maliziosi accenni a avventure amorose, nate lungo la via che conduceva alla Porta Santa. Così è possibile apprezzare il sapore gustosamente plebeo di certe serenate e arguti motteggi che riprendevano, in musica, gli antichi schemi del teatro latino. Ma l’ironia del popolo di Roma non risparmiò neppure la corte Pontificia, quando dai muri del Cupolone trapelarono gli intrighi dei rappresentanti di Dio in terra. Di nota in nota, il musical di Paolo Gatti cavalca i secoli e la storia di Roma grazie alla magia dei suoi strumenti musicali, teatralmente posti ad ornare la scena. E ci sono gli strumenti "nobili", quelli delle grandi occasioni, ma anche quelli del popolino, come i tamburelli e i fischietti. Sulla scia della memoria tornano vecchi brani che riportano ai vicoli stretti di una città antica, ormai tanto distante: da "Casetta di Trastevere" a "La povera Cecilia". Come per un’insolita magia, pare di risentire la voce un po’ roca della Magnani o quella di Petrolini nella "Gita ai Castelli". C’è pure il mondo delle borgate, quello narrato e cantato dalla voce inconfondibile di Franco Califano che raggiunge l’estrema periferia di una metropoli sempre più grande e dove gli affetti s’arroccano nei cuori della povera gente. Immancabili giungono poi gli omaggi a Fiorentini con la sua "Cento campane", a Romolo Balzani, a Nino Manfredi e Gabriella Ferri. Un racconto, quello imbastito con talento sul palco da Paolo Gatti e Serena D’Ercole, di inestimabile valore. Un viaggio melodico, affascinante e spesso commovente, che nelle pause dell’interpretazioni si arricchisce di curiosità e aneddoti sulla storia della nostra città. Da non perdere la versione strumentale del "Barcarolo romano".

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