La villeggiatura nell’antica Roma Quando la matrona è in vacanza...
Alle celebri acque sulfuree di Baia, in Campania, si attribuiva un forte potere curativo e i ricchi romani vi trascorrevano nelle loro splendide ville i mesi estivi. In epoca imperiale la villeggiatura non fu più esclusivo appannaggio dell’aristocrazia e c’era chi rimpiangeva gli anni in cui le mete del sospirato relax non erano assalite dall’orda dei vacanzieri. Un tempo in quei luoghi ameni c’erano soltanto la pace della natura e la garanzia di una "compagnia" fine ed elegante. Ma al di là di snobbistiche considerazioni, il "grande esodo" richiedeva precauzioni e andava affrontato con mezzi appropriati, adattando, per esempio, la rete stradale a questi grandi spostamenti e sorvegliando il corretto funzionamento degli alberghi e degli stabilimenti balneari messi in funzione. Tra le mete più "in" c’era la chiacchierata Baia. Una sorta di Rimini dei nostri giorni. E proprio per questo, durante un rilassante soggiorno nell’incantevole località marina, i gelosi mariti romani si preoccupavano della moralità delle proprie consorti. Troppe le tentazioni di Baia, complici la natura e i molti divertimenti. Marziale osservava con sarcasmo in uno dei suoi epigrammi che un matrona romana era giunta a Baia come una pudica Penelope ed aveva lasciato quei luoghi "incantevoli" come la sensuale Elena. La comune "paura" degli uomini era chiaramente espressa dal poeta Properzio, che così si rivolgeva alla sua amata Cinzia: "Lascia la corrotta Baia il prima possibile. Quella spiaggia provocherà molte separazioni. E’ una spiaggia ostile da sempre alle fanciulle pudiche. Morte alle acque di Baia, alla vergogna d’Amore!". Come avrebbe preferito sapere la sua dolce metà tra le sperdute montagne, in compagnia di innocui greggi, piuttosto che circondata dalle mille tentazioni di una città dedita al vizio! Persino il filosofo Seneca non risparmiava feroci critiche, sentenziando: "laggiù la lussuria si permette ogni cosa. Laggiù ci si abbandona a tutto ed è come se quel posto richiedesse la libidine. Bisogna cercarsi una località salubre non soltanto per il fisico, ma anche per la morale". E così descriveva i villeggianti: "ubriachi vaganti sulla spiaggia, baldorie di marinai, eco strepitante di musiche ed altre cose che la lussuria, come sciolta dalle leggi, non soltanto commette, ma esibisce". Dobbiamo prestar fede a queste esagerazioni maschili? Una cosa è certa: di terribile, oltre al gran baccano dei moralisti, c’era sicuramente il viaggio in carrozza, l’unico modo a quei tempi per percorrere delle grandi distanze. E allora - c’è da pensare - che la gran fatica dovesse valere l’impresa, no? La villeggiatura nell’antica Roma sarà ulteriormente approfondita sabato prossimo nel corso dell’Intervista possibile di "Questa è Roma!", la trasmissione ideata e condotta da Maria Pia Partisani, in onda dalle 9.30 alle 11.00, su Nuova Spazio Radio (FM 88.150 MHz). |
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