Fu voluta nel 1893 dal ministro degli esteri del governo Crispi

Il "lamento" di Villa Blanc fa "vegliare" il Comitato

In origine una semplice vigna sulla via Nomentana, costituisce un notevole esempio dell’eclettismo che imperò a Roma dalla fine dell’Ottocento

di Antonio Venditti

Delle vigne che si estendevano nelle vicinanze della basilica di S. Agnese faceva parte, intorno alla metà dell’Ottocento, quella di Luigi Lezzani con un casino e una piccola fabbrica rurale.

Nel 1893 il terreno fu acquistato dal barone Alberto Blanc, ministro degli Esteri nel governo di Francesco Crispi. Due anni dopo fu presentato un progetto di Francesco Mora per la trasformazione della vigna in villa di stile eclettico e la ricostruzione, all'ingresso del parco, di un monumento funerario romano del II secolo, rinvenuto presso Tor di Quinto, ora all’esterno per l'ampliamento della sede stradale avvenuta negli anni cinquanta.

Il parco accoglie, oltre al casino nobile, altre quattro piccole costruzioni, fatte edificare nel 1925 da Alberto Blanc, erede del complesso: uno chalet di tipo svizzero e tre piccoli edifici di servizio. Contemporaneamente alla costruzione di questi fabbricati era prevista la sottrazione di una porzione del parco.

Dopo la seconda guerra mondiale la proprietà fu acquistata dalla Società Generale Immobiliare.

Dal 1953, Villa Blanc, in via Nomentana 216, con un’area di circa 40.000 mq., per il decreto 17/6/53, legge 1497/39, è sottoposta a vincolo ambientale e paesaggistico e dal 1974 il parco è classificato come verde pubblico.
Negli ultimi decenni ha subito numerosi passaggi di proprietà e ripetuti tentativi di lottizzazione.

Dal 1997 la proprietà, in condizione di forte degrado, è stata acquistata per 6.5 miliardi di lire dall’Università Luiss che ha presentato un progetto per trasferirvi la facoltà di Economia e i relativi servizi, chiedendone contestualmente
il passaggio di destinazione d’uso da verde pubblico a servizi e riservando ad uso di verde pubblico solo una limitata parte del parco.

Il nuovo Piano Regolatore Generale di Roma ha confermato la destinazione d’uso a verde pubblico dell’intera area di Villa Blanc.

Nel 2002, anche grazie alle iniziative del dinamico"Comitato Villa Blanc", il vincolo a verde pubblico sull'intera area della Villa è stato confermato nel nuovo Piano Regolatore Generale del Comune di Roma.

Il casino nobile, costruito in due fasi tra il 1895 ed il 1897, aveva tre ingressi. La costruzione presenta un corpo centrale ampliato da numerosi corpi di fabbrica di varie dimensioni e forme.

Costituisce un pregevole esempio di eclettismo e di uso di materiali come il ferro, la ghisa e il vetro.

Nel prospetto principale, al primo piano nella loggia ad archi in marmo di Carrara con cariatidi di tipo neoclassico, si accostano i pilastri con piastrelle maiolicate a girasole. La facciata è sormontata da una torre neogotica coronata da un'elaborata ringhiera in ferro battuto.

Nel fianco sud della palazzina, limitatamente al piano terreno, è aggiunto un corpo in ghisa e ferro battuto: la sala da ballo. Il muro è sostituito da leggeri archi, su colonnine chiuse da vetrate; sopra gli archi, quasi un ricamo, girali in ferro. Nel soffitto della sala da ballo una serie di cassettoni in ferro formano quadrati e ottagoni lavorati a stucco.

L'altro prospetto della palazzina è decorato da colonne rivestite di maioliche invetriate con raffigurazioni allegoriche femminili dell'elettricità, della meccanica e della chimica.

Su tutti i prospetti si alternano finestre centinate e cornici di tipo rinascimentale, sottolineate da fregi in cotto con motivi floreali.

Gli interni presentano maestose scalinate, ariose finestre, aperte sul parco, con elaborati telai in ferro battuto, boiseries alle pareti e decorazioni a tempera.

Il complesso decorativo del casino nobile è di Alessandro Morani e del pittore -decoratore Adolfo De Carolis (1874 Montefiore d'Aso – 1928 Roma) che, spinto dall'archeologo Giacomo Boni, si recò a Faenza a perfezionarsi nell'arte della ceramica invetriata, dando prova di quanto aveva appreso proprio a Villa Blanc, dove effettuò, probabilmente, le tempere delle sale interne.

Il casino Lezzani, a tre piani, non presenta elementi di rilievo. Reca a destra della porta un’iscrizione che ricorda l’acquisto della vigna nel 1848, successivamente ampliata dal Massimiliano Lezzani. Tra gli edifici minori soltanto uno presenta un prospetto movimentato da una doppia rampa di scale che conduce a un portale bugnato.

Nel parco, in origine di forma rettangolare allungata, permangono alcuni elementi tipici del gusto ottocentesco, in cui l'invenzione si coniuga con gli schemi dei giardini formali. Si rileva un'alternanza di composizioni articolate in piccoli sentieri e viottoli, aiuole irregolari e montagnole e ampi prati all'inglese, di cui è riferimento la capanna con basamento in pietra e tetto il cui spiovente è accentuato da grandi tavole di legno scuro.

Anche nel giardino si rispecchia il trionfo dell'eclettismo, con un chiaro riferimento all'antichità per il finto rudere di tempio con due colonne che sorreggono una trabeazione di età severiana, in alternanza alle strutture in vetro e ferro delle serre.

Il patrimonio vegetale, da tempo in abbandono, presenta una mescolanza di essenze tipicamente mediterranee quali lecci, pini e allori, con esemplari esotici quali cedri, banani, cicas.

Intorno al monumento funerario l'archeologo Boni volle far crescere la flora tipica delle rovine, capperi, violacciocche, papaveri e altre parietarie.

Un Comitato per salvare Villa Blanc dall’abbandono e degrado si è formato nel 2001 per iniziativa dei cittadini del Nomentano-Lanciani, che, dopo aver raccolto circa 2200 firme per evitarne la trasformazione in campus universitario, hanno sollecitato un intervento politico per la fruizione pubblica, rendendosi disponibili a collaborare per un utilizzo del complesso, compatibile con le caratteristiche storico-artistiche e urbanistiche dell'area ove sorge.

Nel Giugno 2003 ha organizzato il convegno "Villa Blanc. Un patrimonio da
salvare per i cittadini"
, patrocinato dalla Presidenza del Municipio Roma 3.

E’ rimasta inascoltata la richiesta del Comitato per una apertura straordinaria a primavera della Villa, per il cui recupero ha recentemente lanciato un ulteriore appello, sottolineando la presenza al suo interno di un gruppo di persone che ha ricavato delle dimore di fortuna, accedendo attraverso le numerose falle della recinzione.

Caparbiamente il "Comitato Villa Blanc" prosegue nel suo impegno civile, trovando il debito ascolto in tv, in testate giornalistiche e su Internet.

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