“Costume e Costumi” a Palazzo Braschi

Popolani e briganti nel nuovo allestimento del Museo di Roma

Cinzia Dal Maso

Palazzo Braschi fu realizzato da Cosimo Morelli (1732-1812) su incarico del duca Luigi Braschi Onesti, nipote di Pio VI. Per sopravvenuti problemi economici l’edificio, alla morte del duca, avvenuta nel 1816, era parzialmente incompiuto.
Venduto dagli eredi nel 1871 allo Stato Italiano, divenne sede del Ministero dell'Interno e, in seguito, di varie istituzioni fasciste. Alla fine della II guerra mondiale vi alloggiarono, fino al 1949, trecento famiglie di sfollati, provocando gravi danni, soprattutto agli affreschi e ai pavimenti, su cui venivano accesi fuochi.

Dal 1952 è sede del Museo di Roma, ma solo nel 1990 la proprietà dell'edificio è passata dallo Stato al Campidoglio. Dopo una serie di importanti restauri, non del tutto completati, l'edificio è stato parzialmente riaperto.

Nel Museo sono raccolte testimonianze della storia e dell’arte di Roma, dal Medioevo alla prima metà del Novecento: mobili, carrozze, portantine, elementi di arredo architettonico e urbano, mosaici e affreschi salvati dalle demolizioni, ceramiche medievali, stampi lignei per le stoffe delle manifatture del '700 e dell'800, abiti e arazzi.

Particolarmente interessante è la collezione di dipinti, con opere di alta qualità, come quelle di Andrea Sacchi, Pierre Subleyras, Pier Leone Ghezzi, Marco Benefial o Pompeo Batoni, e pitture di valore documentario, realizzate tra il '500 e il '700, per celebrare cerimonie ed avvenimenti civili e religiosi. La raccolta di sculture illustra l'attività di scultori come Francesco Mochi, Alessandro Algardi, Bernardino Cametti, Pietro Tenerani.

Disegni, acquerelli, stampe, incisioni e libri antichi testimoniano i mutamenti topografici e la storia della città, anche con l’ausilio di rare fotografie antiche dell'800 e della prima metà del '900.

Le opere su carta, però, per ragioni di conservazione, non possono rimanere esposte troppo a lungo. La loro periodica rotazione  ha data luogo ad un riallestimento delle sale, che verrà inaugurato giovedì 19 febbraio, alle 18.00, e a cui è stato dato il caratteristico titolo di “Costume e Costumi”: una selezione legata al fascino pittoresco di popolani e briganti che, agli occhi dei colti visitatori  tra Settecento e Ottocento, caratterizzava Roma insieme alle rovine classiche e alle bellezze paesaggistiche. Si tratta di incisioni, disegni, piccoli olii, pubblicazioni illustrate, che vanno dalle interpretazioni classicheggianti ed eroicizzanti di Jacques Sablet e di Bartolomeo Pinelli, dei francesi Adolphe Roger e Jean Victor Schnetz, alle scene di genere naturalistiche e bozzettistiche degli autori della metà dell’Ottocento come Athur John Strutt e più tardi di Pio Joris, dell’olandese Queadvlieg, di Enrico Coleman. Un servizio da tavola in ceramica con soggetti pinelliani, prova il successo di queste tipologie e la loro diffusione attraverso le arti decorative. Anche gli abiti antichi  attualmente visibili nelle sale del Museo di Roma saranno sostituiti con una nuova selezione comprendente corpetti femminili, marsine settecentesche e abiti femminili di fine Ottocento, esemplari significativi della storia del gusto.

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