“Costume e Costumi” a Palazzo Braschi Popolani e briganti nel nuovo allestimento del Museo di Roma
Palazzo Braschi fu realizzato da Cosimo
Morelli (1732-1812) su incarico del duca Luigi Braschi Onesti, nipote di Pio VI.
Per sopravvenuti problemi economici l’edificio, alla morte del duca, avvenuta
nel 1816, era parzialmente incompiuto. Dal 1952 è sede del Museo di Roma, ma solo nel 1990 la proprietà dell'edificio è passata dallo Stato al Campidoglio. Dopo una serie di importanti restauri, non del tutto completati, l'edificio è stato parzialmente riaperto. Nel Museo sono raccolte testimonianze della storia e dell’arte di Roma, dal Medioevo alla prima metà del Novecento: mobili, carrozze, portantine, elementi di arredo architettonico e urbano, mosaici e affreschi salvati dalle demolizioni, ceramiche medievali, stampi lignei per le stoffe delle manifatture del '700 e dell'800, abiti e arazzi. Particolarmente interessante è la collezione di dipinti, con opere di alta qualità, come quelle di Andrea Sacchi, Pierre Subleyras, Pier Leone Ghezzi, Marco Benefial o Pompeo Batoni, e pitture di valore documentario, realizzate tra il '500 e il '700, per celebrare cerimonie ed avvenimenti civili e religiosi. La raccolta di sculture illustra l'attività di scultori come Francesco Mochi, Alessandro Algardi, Bernardino Cametti, Pietro Tenerani. Disegni, acquerelli, stampe, incisioni e libri antichi testimoniano i mutamenti topografici e la storia della città, anche con l’ausilio di rare fotografie antiche dell'800 e della prima metà del '900. Le opere su carta, però, per ragioni di conservazione, non possono rimanere esposte troppo a lungo. La loro periodica rotazione ha data luogo ad un riallestimento delle sale, che verrà inaugurato giovedì 19 febbraio, alle 18.00, e a cui è stato dato il caratteristico titolo di “Costume e Costumi”: una selezione legata al fascino pittoresco di popolani e briganti che, agli occhi dei colti visitatori tra Settecento e Ottocento, caratterizzava Roma insieme alle rovine classiche e alle bellezze paesaggistiche. Si tratta di incisioni, disegni, piccoli olii, pubblicazioni illustrate, che vanno dalle interpretazioni classicheggianti ed eroicizzanti di Jacques Sablet e di Bartolomeo Pinelli, dei francesi Adolphe Roger e Jean Victor Schnetz, alle scene di genere naturalistiche e bozzettistiche degli autori della metà dell’Ottocento come Athur John Strutt e più tardi di Pio Joris, dell’olandese Queadvlieg, di Enrico Coleman. Un servizio da tavola in ceramica con soggetti pinelliani, prova il successo di queste tipologie e la loro diffusione attraverso le arti decorative. Anche gli abiti antichi attualmente visibili nelle sale del Museo di Roma saranno sostituiti con una nuova selezione comprendente corpetti femminili, marsine settecentesche e abiti femminili di fine Ottocento, esemplari significativi della storia del gusto. |
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