“Adriano. Le memorie al femminile”

Una mostra a Villa Adriana per conoscere alcune grandi donne dell’antichità
 

 

 

di Cinzia Dal Maso

Accanto ai grandi uomini che hanno fatto la storia ci sono state donne intelligenti, scaltre, che spesso li hanno aiutati, agendo allo scoperto o tramando nell’ombra, e a volte li hanno anche ostacolati, riuscendo in ogni caso ad imporre la propria volontà. Proprio ad alcune di queste emblematiche figure è dedicata la mostra “Adriano. Le memorie al femminile”, ospitata a Tivoli, nell’Antiquarium del Canopo di Villa Adriana fino al 25 settembre. Il periodo storico preso in considerazione vede l’ascesa al potere di imperatori come Traiano e Adriano, provenienti non dall’aristocrazia romana, ma dalla “borghesia” provinciale. Certo Plotina, moglie di Traiano, giocò un ruolo importantissimo per la fortuna di Adriano. Secondo le fonti sarebbe stata proprio questa “integerrima intrigante” a determinarne l’elezione a imperatore, facendolo adottare dal marito con sotterfugi diversi a seconda dei vari autori: ingaggiando un attore in grado di imitare la voce di Traiano o falsificando un documento ufficiale. Questa donna colta e intraprendente, infatti, era a capo del “partito pacifista” che portò al potere Adriano perché non voleva nuove conquiste, ma la saldezza e il buon governo dell’Impero. Comunque siano andate le cose, Plotina dimostrò il suo favore nei confronti di Adriano offrendogli ancora per molti anni un appoggio convinto e incondizionato. Nella mostra di Tivoli si può ammirare il suo ritratto, proveniente dai Musei Capitolini, caratterizzato dai tratti rigidi e austeri. Unica concessione alla frivolezza, l’elaborata pettinatura.
Tra i volti marmorei esposti, numerosi sono quelli di Vibia Sabina, figlia di una nipote di Traiano e sposa di Adriano. Si distinguono per i lineamenti gentili e l’espressione assorta, da cui emerge la straordinaria forza interiore che spinse Sabina ad essere spesso in contrasto con Adriano, anche a causa delle relazioni dell’Imperatore con Antinoo e L. Ceionio Commodo. L’Augusta avrebbe detto di non aver voluto un figlio da lui per non recare sventura all’umanità.
Un ruolo particolare spetta, nell’esposizione, a Matidia Minore, sorella di Sabina, ricca e nobile, proprietaria di case, tenute e fabbriche di laterizi in Italia, Africa e Asia. Elargì ingenti somme a favore di Vicenza e di Sessa Aurunca, dove fece costruire una biblioteca e restaurare il teatro. Qui fece realizzare una sontuosa decorazione della scena, con statue ritratto e busti di personaggi della famiglia imperiale. Il posto d’onore era riservato a lei, raffigurata come una giovane donna con le vesti mosse dal vento, forse un’Aura. La statua, in marmo bigio e marmo bianco, superava i due metri di altezza.
La mostra dà anche la possibilità di seguire l’evoluzione delle pettinature delle Auguste, dall’artificiosità e la ridondanza di toupet, riccioli e trecce, propri del periodo traianeo e adrianeo, allo stile più sobrio e classico che caratterizzò gli ultimi anni di vita di Sabina.

 

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