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La strada conserva esempi di architettura del ‘400

Via del Consolato salva per miracolo

L’apertura di Corso Vittorio Emanuele II ha sacrificato le chiese di S. Maria della Purificazione, di S. Orsola della Pietà, i palazzi del Consolato dei Fiorentini e Bini

di Antonio Venditti

 

I vecchi nomi delle strade a Roma, anche se spesso non trovano più riscontro con un dato visibile, testimoniano ugualmente il loro compito originario: quello di individuare un sito partendo proprio da un elemento significativo, come via del Consolato nel rione Ponte, così chiamata perché vi sorgeva l’omonimo Palazzo.

La strada, che aveva visto San Filippo Neri svolgervi il suo apostolato, si è salvata dalle demolizioni del 1888 per l’apertura del Corso Vittorio Emanuele II, che alterò inevitabilmente l’ambiente circostante. Vennero distrutte le antiche chiese di S. Maria della Purificazione, di S. Orsola della Pietà, il palazzo del Consolato di Firenze e quello Bini. Ora via del Consolato è una piccola strada di raccordo tra piazza dell’Oro, dove termina via Giulia e, tramite una scalinata, Corso Vittorio Emanuele II.

Il piccolo Oratorio di S. Maria in Candelora, all’angolo con via dei Banchi Vecchi, indicava il luogo dove sorgeva il palazzo del Consolato di Firenze, concesso da Leone X (1513-19) quale privilegio ai fiorentini. Vi risiedevano un console e due consiglieri, deputati al governo civile della colonia toscana che risiedeva in questa zona ed aveva un proprio carcere. Il palazzo, costruito nel 1541, quando cessò di funzionare il Consolato, rimase fino al 1839 come sede del Notariato per essere trasformato tra il 1860 e il 1861 e distrutto con le demolizioni fine Ottocento.

Via del Consolato appare delimitata da due quinte di notevole interesse architettonico. La più lunga inizia con il seicentesco palazzo De Rossi, che presenta ricche mostre alle finestre, adornate di stelle al secondo piano. Il cornicione conserva gli elementi araldici della famiglia che lo fece costruire. Attiguo un palazzetto a tre piani con il portone a bugne rustiche, sormontato da una cornice marcapiano con scolpito il motivo dell’onda, che include al n. 10 la sede del circolo culturale Number Ten, il cui presidente Fabrizio Grossi, oltre a promuovere serate musicali diversificate e selezionate, si sta impegnato a rivitalizzare via del Consolato, programmando mostre fotografiche, di pittura, scultura e incontri con l’autore, per far conoscere una strada la cui storia si collega con quella di via Giulia.

Nella via numerose costruzioni conservano in parte le linee architettoniche del Rinascimento. Al n. 14, infatti, è un palazzo di chiaro stile toscano del ‘400, in quanto costruito nel cuore del rione fiorentino sorto intorno alla chiesa nazionale di San Giovanni. Le mostre del portone e delle finestre del primo piano sono caratteristiche per essere bugnate, centinate e con le bozze di chiave a punta. All’edificio si addossa una costruzione posteriore con cornicione ornato, avancorpo antistante con angolo e portone bugnati; vi è murato uno stemma cinquecentesco della famiglia Sangalletti, di cui mons. Guglielmo fu cameriere segreto di Pio V.

Uno stupendo esempio di edilizia del ‘400 con interessanti interpretazioni stilistiche è offerto dalla Casa dei Fiorentini, su piazza dell’Oro, davanti a S. Giovanni dei Fiorentini, in angolo tra via del Consolato, via Giulia e Via dei Cimatori. Le finestre, ad arco, con cornice centinata di pietra, hanno una disposizione armonica a cui ben si collega il balconcino cinquecentesco su mensole. Sulla piazza è l’ingresso al cortiletto antistante all’edificio dove si può vedere un sarcofago a tinozza, strigilato, con ai lati il motivo ripetuto del leone che sbrana un daino e al centro, entro una mandorla, un delfino guizzante.

Sempre di fronte alla chiesa si sviluppa l’altra quinta, che termina all’imbocco del vicolo dell’Oro, con una costruzione della fine del ‘400. Dalla facciata che gira sulla sinistra di via del Consolato con angolo bugnato si comprende che si tratta di tre edifici distinti, ciascuno dei quali aveva la propria scala. Vi compaiono alcune tabelle di proprietà, una con la Pietà graffita e la scritta "Sub proprietate/ Societat. Pietatis/ nationis Floren(tinae)", l’altra, ottocentesca, dei F.lli Morelli. Una cornice delimita i piani del fabbricato, sopraelevato nel ‘600.

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