Si dilettavano nei conviti anche Orazio, Catone e Cicerone

Un’istituzione romana: il gioco della Passatella

Le osterie furono spesso al centro della cronaca nera per i fatti di sangue tra i bulli

 

di Antonio Venditti

La Passatella è stato un gioco molto praticato a Roma nelle osterie dai popolani, soprattutto da quelli appartenenti alla malavita. Aveva un suo cerimoniale, colorito da un frasario particolare, accompagnato da battute e allusioni pesanti che, insieme al vino, dava vita ad una miscela esplosiva per i bulli, impegnando non poco gli osti ad allontanare i giocatori più facinorosi.

Il gioco, diffuso anche nel resto d’Italia, si pensava fosse di importazione straniera, oppure derivato dall’usanza degli antichi romani di eleggere durante i conviti il Re del banchetto cui spettava l’assegnazione delle bevute.

I nostri avi, infatti, giocavano alla Passatella, chiamandola Regnum vini (regno del vino). Il prescelto a comandare sopra i bicchieri era il Magister (Maestro) o Rex (Re), le cui sentenze non avevano appello: poteva far bere una botte di vino al giocatore di suo gradimento e lasciare a bocca asciutta chi non gli garbasse. Il Re veniva eletto a sorte dopo che ciascun giocatore aveva gettato quattro dadi, che, però, dovevano presentare punti diversi. Questo tiro era detto di Venere, ossia Reale, mentre si chiamava del Cane quando i dadi davano gli stessi numeri.

Orazio in un biglietto d’invito a pranzo, con Passatella, dice a Pompeo Varo: "Da Venere chi fia Re del ber sorseggiato?". Catone provava grande diletto in questo gioco e se ne vantava con Cicerone, che, a sua volta, lo considerava un’istituzione rispettabilissima: "Oh io prendo sommo piacere alle maestranze ( del vino) istituite dai mostri maggiori, e a quella parlata che si fa da chi siede in capo alla tavola (dal Re) nei banchetti".

Nella Roma dell’Ottocento, gli amici che si riunivano all’osteria per giocare alla Passatella, si tassavano in parti uguali per comprare il vino e lo ponevano in tavola, dando il via alla conta. Il vincitore, Conta, aveva il diritto di fare la prima bevuta e di eleggere il Padrone e il Sotto (Sotto-Padrone), chiamati Regnanti. Il Padrone, autorizzato a bere qualsiasi quantità di vino, distribuiva le bevute sempre con l’assenso del Sotto, il vero capo della Passatella. Chi veniva condannato dal Sotto a non bere mai rimaneva Ornio (Olmo), cioè doveva reggere l’Olmo (vocabolo di ignota provenienza) ed era fatto oggetto di scherno da parte degli altri giocatori ai quali era concesso bere: da qui alterchi, risse e coltellate.

Poteva accadere che al giocatore fatto Ornio durante un giro di Passatella toccasse in sorte, nel giro successivo, di essere eletto Padrone o Sotto. Allora le ritorsioni contro colui che prima lo aveva posto alla berlina diventavano dure e per rifarsi dell’affronto precedentemente subito, il nuovo regnante era capace di bere da solo tutto il vino in gioco e prendersi una solenne zarlacca (sbornia), con conseguenze che spesso sfociavano nel sangue.

A chi toccava in sorte l’ultimo numero della conta, spettava il diritto alla prima bevuta non misurata, purché tracannasse il vino tutto d’un fiato. Divenne famoso un tal Secchiotto a via dei Serpenti, così soprannominato perché in una Passatella, quando gli toccò la conta, ingurgitò senza prendere fiato sei litri di vino che aveva versato in un secchio.

Durante la Passatella si liberavano gli istinti repressi e le passioni più sfrenate che covavano negli animi, dando spesso argomenti alla cronaca nera. Non passava giorno, specialmente la domenica e le feste comandate, che nelle osterie romane non scappasse il morto. I cantastorie e i poeti tramandarono nei loro foglietti volanti i fatti più clamorosi, come la Passatella de Trastevere del 1892 di anonimo.

A causa degli eccessi che provocava il gioco, la Passatella, in auge fino agli anni Venti dello scorso secolo, fu proibita con severe sanzioni che andavano dalla multa al carcere, sia contro chi vi partecipava, sia contro chi lo permetteva nel proprio locale. Le trasgressioni furono sempre numerose e la Passatella continuò ad essere giocata per lunghi anni clandestinamente.

Alla Passatella Americo Giuliani (1890-1922) dedicò un monologo drammatico in versi, che fece il giro dei teatri di varietà del tempo, ottenendo un enorme successo con l’interpretazione di Alfredo Bambi (1877-1957).


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