La chiesa di S. Maria in Aracoeli aspetta il ritorno del Bambinello
Una delle sculture sacre più venerate di Roma è stata per secoli il Bambinello conservato nella chiesa di S. Maria in Aracoeli. Un religioso francescano l’aveva scolpito a Gerusalemme, forse sul finire del Quattrocento, da un pezzo di legno d’ulivo dei Gethsemani. La tradizione vuole che la statuetta, alta circa 60 centimetri, fosse stata dipinta dalla mano dalla Divina Provvidenza. “La fama dei suoi miracoli – scriveva il Belli – chiama questo Bambino a visitare qua e là gl’infermi disperati di salute, e ciò accade allorché lo stesso corpo di Cristo nell’eucarestia non gli abbia risanati. I Religiosi zoccolanti lo trasportano in cocchio a passo lento”. Si credeva che, in caso di grazia, le sue labbra divenissero rosse, mentre si facevano bianche quando non c’era più speranza. Padre Casimiro Romano racconta, nelle sue “Memorie storiche”, che nel 1647 fu rubata ed i frati si videro costretti a sostituirla con una copia. Una notte, sentirono bussare alla porta del convento, mentre le campane di Roma suonavano festose. Andarono ad aprire e trovarono il Bambinello che, da solo, era tornato a casa: naturalmente, doveva essere stato riportato dal ladro, pentito del suo gesto sacrilego. La copia venne donata al convento francescano di Giulianello presso Cori e si trova ancora nella chiesa parrocchiale del paese. Da Natale all’Epifania il Bambinello, stretto nelle fasce in tessuto dorato tempestate di gemme, doni ed ex-voto, veniva esposto nello storico Presepe che i frati allestiscono ogni anno dal 1774 nella seconda cappella a sinistra della chiesa di S. Maria in Aracoeli, ricordato in un famoso sonetto del Belli: “L’angeli, li somari, li cammèli, / si li vedete, lì stanno a mijara: / c’è una Grolia che pare la Longara; / e ce se pò contà li sette celi. Indietro c’è un paese inarberato, / dove sarta sull’occhi un palazzino, / che dev’èsse la casa der curato; / e avanti, in su la paja, c’è un bambino, / che manco era accusì bene infasciato / er fio de Napujone piccinino”. Ancora il Belli, in un altro sonetto, descrive il Bambino come “un pupazzo pieno de fiocchetti tempestato de gioje”. Questo Presepe si distingue per due personaggi veramente insoliti: Augusto e la Sibilla Tiburtina, in ricordo della leggenda che vuole la chiesa edificata a seguito di una profezia sibillina ricevuta dal primo imperatore romano. Davanti al presepe dell’Aracoeli i bambini recitavano una breve poesia o un piccolo, ma dotto sermone. “Sono autentiche prediche in grande stile – annotava nel 1853 Ferdinando Gregorovius – alle quali non mancano nemmeno importanti citazioni”. Nel 1994 la statuetta è stata nuovamente rubata, ma da allora nessuno scampanìo è venuto a rallegrare le notti romane, annunciando il ritorno del Bambinello: tutte le ricerche si sono rivelate vane. Ancora una volta, i fedeli si devono accontentare di una copia. |
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