Grande mostra al palazzo delle Esposizioni

Cerveteri, signora
del Mediterraneo

 

I greci la chiamavano Agylla, i romani Caere, ma per gli etruschi era Cisra o Chaire: si tratta di Cerveteri, una delle città più importanti dell’Etruria meridionale, che toccò l’apice della sua potenza tra il VII e il VI sec. a. C.

Lo storico greco Dionigi di Alicarnasso la definì “la più prospera e popolata delle città dell'Etruria” e la sua fama era tale che ancora nel IV e nel III sec. a. C. – lo riferisce Tito Livio – i romani benestanti vi mandavano i loro figli affinché potessero ricevere un’adeguata educazione.

Dal 15 aprile al 20 luglio il Palazzo delle Esposizioni – in via Nazionale 194 – ospita la mostra “Gli Etruschi e il Mediterraneo. La città di Cerveteri”, realizzata grazie alla collaborazione con il Musee du Louvre-Lens, che ha concesso in prestito pezzi di inestimabile valore. Grazie all'acquisizione, nel 1861, della collezione Campana, formata in larga misura da reperti provenienti da Cerveteri, il museo possiede infatti un ricco repertorio ceretano di cui fanno parte non solo alcuni tra i capolavori più celebri dell'arte etrusca, ma anche reperti presentati al pubblico solo in tempi recentissimi o addirittura mai visti. Si potrà così ammirare il cosiddetto Sarcofago degli Sposi, che per la prima volta si sposta da Parigi ed è in realtà un’urna cineraria in terracotta con una coppia semisdraiata sul letto conviviale, nell’atto di banchettare. Ancora dal Louvre ci saranno le “lastre Campana” (VI sec. a. C.), mentre dai Musei Vaticani proviene il sarcofago del Magistrato, della fine del IV sec. a. C. I capolavori esposti, infatti, vengono anche dai maggiori musei archeologici italiani e internazionali.

Ecco dunque, raccolte intorno a un nucleo di pezzi di capitale importanza, appartenenti alle collezioni del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e di quello nazionale cerite, le opere più significative di provenienza ceretana di altre grandi collezioni storiche europee, quali il Museo Gregoriano Etrusco in Vaticano, il British Museum di Londra, la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen e l'Antikensammlung di Berlino.

La mostra è stata curata da un'equipe di esperti mondiali: Françoise Gaultier, Laurent Haumesser, Paola Santoro, Vincenzo Bellelli, Alfonsina Russo Tagliente e Rita Cosentino.

Gli scavi archeologici ottocenteschi hanno riportato alla luce una incredibile quantità di reperti, ma al Palazzo delle Esposizioni queste prime scoperte saranno affiancate dai risultati degli scavi sistematici realizzati in questi ultimi decenni nel cuore della città antica, ma anche nelle necropoli e su tutto il territorio ceretano, che si affacciava sul mare comprendendo un tratto di costa lungo più di 70 chilometri, dalla foce del Mignone a quella dell’Arrone. Nell’interno, invece, giungeva a sud fino alla bassa valle tiberina e a nord ai monti Sabatini, al lago di Bracciano e ai monti della Tolfa.

Centri di importanza vitale per il commercio cerite furono i tre porti sul Tirreno di Alsium (Palo), Punicum (Santa Marinella) e Pyrgi (Santa Severa). In quest’ultima località è stato rinvenuto un santuario, con parte della decorazione architettonica di due templi affiancati. La scoperta più sensazionale avvenne nel 1964, quando, tra il materiale di scarico in un recinto tra i due templi tornarono alla luce tre lamine d’oro arrotolate, due delle quali recavano incise iscrizioni in etrusco, mentre la terza aveva 11 righe in fenicio arcaico. Il raffronto tra i testi ha permesso di fare grandi progressi nella conoscenza della lingua etrusca.

Novità assolute provengono infine dagli scavi recenti della Soprintendenza, del Cnr e della Sapienza di Roma.

 

di Cinzia Dal Maso
12 Marzo 2014

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