Adriano lo aveva dedicato ad Antinoo
L’obelisco del Pincio

Nel
130 d. C. moriva Antinoo, il bellissimo giovinetto originario della
Bitinia amato teneramente da Adriano (117-138). Secondo lo storico
Dione Cassio si sarebbe gettato volontariamente nelle acque del
Nilo, forse per prolungare la vita all’Imperatore, seguendo il
consiglio di una profezia. Adriano pianse e si disperò, quindi
conferì al giovane l’immortalità, dedicandogli città, consacrandogli
templi e facendone eseguire ritratti in ogni angolo del suo impero.
Di
ritorno dall’Egitto, dopo il 133 Adriano progettò di onorare a Villa
Adriana l’amasio perduto con un grande complesso absidato, in cui è
stato riconosciuto un Antinoeion, collocato lungo l’ingresso
monumentale che conduceva al Vestibolo.
Attualmente sono perfettamente leggibili il perimetro e la pianta
del luogo, dove sorgeva un’ampia esedra, fronteggiata da due templi
separati da un obelisco. Gli edifici erano riccamente decorati di
statue, di animali e di bassorilievi egittizzanti.
L’obelisco oggi si trova al Pincio, su una piazzetta a metà del
viale dell’Obelisco, vicino alla Casina Valadier. È alto 9,24 metri,
ma con la base e la stella sulla sua sommità arriva a 17,26 metri.
Adriano aveva fatto tagliare il monolite di granito rosa in Egitto e
lo aveva fatto ornare su tutti e quattro i lati da geroglifici egizi
che rievocano la morte di Antinoo, la sua apoteosi, la deificazione
e la sistemazione accanto alle altre divinità. Vi si parla anche
della fondazione della città di Antinopoli e dell’istituzione del
culto di Osiride-Antinoo.
Nel III secolo fu
posto dall’imperatore Elagabalo sulla spina del circo Variano, nella
sua residenza suburbana nei pressi dell’anfiteatro Castrense, fuori
porta Maggiore. Proprio qui, dove nel Rinascimento di estendeva una
villa di proprietà dei fratelli Curzio e Marcello Soccoccia, nel
1859 fu rinvenuto rotto in tre pezzi. Siccome il luogo del
ritrovamento si trovava vicino alle mura Aureliane, prese il nome di
obelisco Aureliano.
La famiglia
Barberini, nel 1633, fece spostare l'obelisco nel giardino del suo
palazzo romano, senza però farlo rialzare o ricomporre; nel 1786
venne donato da Cornelia Barberini al pontefice Clemente XIV che lo
fece porre in Vaticano, nel cortile della Pigna.
Solo nel 1822
l’obelisco, per volontà di Pio VII, fu posto dall’architetto
Giuseppe Marini nel luogo attuale, un punto del Pincio
particolarmente fresco e ombroso, dove il pontefice amava
passeggiare. Sul piedistallo di marmo, poggiato su tre gradini e uno
zoccolo, è scolpito in altorilievo lo stemma del papa Chiaramonti.
di
Alessandro
Venditti
5
marzo 2018
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