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Omaggio a Colomba Antonietti 2013

A 164 anni dalla sua eroica morte, è stato tributato un omaggio a Colomba Antonietti, che il 13 giugno del 1849, durante la strenua difesa della Repubblica Romana assediata dalle truppe francesi guidate dal generale Oudinot, fu ferita da una palla di cannone presso il sesto bastione delle mura Gianicolensi.

Suggestivo il racconto dell’episodio nelle parole dello stesso Giuseppe Garibaldi: quel proiettile "aveva rotto i reni a un giovane soldato; il giovane soldato posto sopra una lettiga, aveva incrociate le mani sul petto, levati gli occhi al cielo, e reso l’estremo fiato. Nel momento che stavano per portarlo all’ambulanza, un ufficiale si era precipitato sul cadavere e lo aveva coperto di baci. Quell’uffiziale era Parzio, il giovane soldato era Colomba Antonietti sua moglie, che lo aveva seguito a Velletri, ed aveva combattuto al suo fianco il 3 di giugno".

Una vicenda di autentico patriottismo, ma anche la struggente storia di un amore finito troppo presto tra la figlia di un fornaio e un nobile cadetto pontificio, il cui nome esatto era Luigi Porzi. I due erano andati contro alle rigide convenzioni sociali dell’epoca ed erano riusciti a sposarsi anche contro il volere delle famiglie. Colomba, nonostante i suoi 22 anni, da tempo combatteva, in abiti virili, a fianco del marito.

La breve ma intensa cerimonia è iniziata sul piazzale davanti all’ingresso del Museo della Repubblica Romana e della Memoria Garibaldina ed è stata introdotta da Mara Minasi, direttrice del Museo. La Banda della Polizia municipale di Roma ha eseguito alcuni brani, tra cui l’Inno di Garibaldi e il Canto degli Italiani. La giornalista e scrittrice Annalisa Venditti ha letto alcuni versi di Giuseppe Ricciardi su Colomba Antonietti, definita dal poeta "guerriera ardita infra i più arditi".

Quindi gli intervenuti si sono spostati all’interno del museo, dove Cinzia Dal Maso, autrice di una biografia di Colomba Antonietti, ha tenuto una conferenza sulla vita dell’eroina. La giornalista si è soffermata anche su un argomento poco indagato: la supposta mano pietrificata di Colomba presentata all’Esposizione Nazionale di Torino del 1884. "Una volta fatta l’Italia – ha spiegato - mancava una coscienza nazionale. Occorreva creare una religione civile, capace di sostituire o almeno di affiancarsi a quella cattolica per cementare l'unità morale dei cittadini dei sette stati diversi divenuti Regno d'Italia. Non solo i parchi si riempirono di busti di eroi, ma anche la toponomastica venne sconvolta e vecchie denominazioni lasciarono il posto a quelle di Vittorio Emanuele II, Cavour, Garibaldi. Il nuovo stato realizzò il culto delle reliquie laiche degli eroi del Risorgimento. Tra i cimeli esposti a Torino c’erano il poncho di Garibaldi e i calzini che l’Eroe dei Due Mondi indossava quando fu ferito sull’Aspromonte, il cappello di Cattaneo, il colletto di Gioberti, un fazzoletto di Cavour, la chitarra di Mazzini, il berretto di Emilio Bandiera, la falange del dito medio della mano destra di Attilio Bandiera, una ciocca di capelli di Mameli, l’urna di rosso antico contenente la camicia indossata dall'ufficiale Paolo Narducci, quando fu ferito mortalmente nella difesa di Roma del 1849, un Brano della tunica di Ciceruacchio, ritrovato nell'esumazione fattane nel 1867 in Cà –Tiepolo, l’orologio d' oro appartenuto a Giuditta Tavani, la rivoltella che Enrico Cairoli impugnava quando cadde a Villa Glori, e per l’appunto, la mano imbalsamata dal dottor Angelo Comi, di una giovine donna colpita da mitraglia nell'assedio di Roma del 1849".

Dopo una rapida visita al Museo della Repubblica Romana e della Memoria Garibaldina, la cerimonia si è conclusa con la deposizione di una mazzo di rose bianche presso il busto di Colomba Antonietti nel Parco della Memoria del Gianicolo.

Tra i presenti Anita Garibaldi, discendente dell’Eroe, rappresentanti dei Garibaldini per l’Italia con il presidente Paolo Macoratti, dell’Istituto Internazionale di Studi Giuseppe Garibaldi con Carlo Berlich, del Comitato Gianicolo con il presidente Enrico Luciani, Mirna Verger, discendente di Paolo Narducci, con il marito Carlo de Angelis, la scrittrice Mirella Matteucci e la restauratrice di bambole Pierina Cesaretti con il marito.

di Antonio Venditti

16 giugno 2013

 

 

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