"Si conoscono
appena e si frequentano poco – leggiamo nelle
note di presentazione - anche se legate da vincoli di sangue. Un incontro
estivo svelerà la durezza dei caratteri, la loro determinazione e la freddezza
decisionale".
Fin qui, la trama.
Eppure, dalle prime battute, si percepisce - netta e inalienabile - una sorta di
cappa o mantello nero che aleggia e cala a balzi sulle protagoniste. I dialoghi
serrati si accompagnano alle movenze dei corpi, alla mimica facciale, allo
stesso volgersi degli occhi che Palmitessa intende come sostanziale espressione.
C’è un legame che
stringe e avvolge queste femminilità esasperate, grottesche, a tratti persino
surreali. Da un lato un’arcigna ed egoistica visuale sulla maternità, dall’altro
un rapporto filiale compromesso, a tratti subìto, sofferto. Donne vittime e
carnefici le une delle altre. Donne geishe, portatrici di vita e di morte, donne
virili e fragili, donne svuotate dai sentimenti e piene dei loro segreti. La
famiglia si scopre gabbia, albergo di sconvenienti rivelazioni, inaspettate
sulla scena e alle orecchie di chi le sente, in platea, e persino dietro le
quinte di quello spettacolo che le ospita. Stefano Maria Palmitessa, noto
esponente del teatro contemporaneo incentrato sull’estetica visuale, spiega con
queste parole perché ha voluto metterlo in scena: "l’azione prevede quale
componente essenziale elementi scenografici che non rappresentano più l’ambiente
sociale in cui prendono vita i personaggi dell’opera teatrale e non sono più
neanche un fondale decorativo della stessa. Essi devono, con la mimica e una
recitazione venata di senso del grottesco, condividere il dramma, sottolinearne
i significati segreti".
Palmitessa fa un
teatro coraggioso e sperimentale nel senso più semplice e puro della parola: le
sue regie non temono di considerare la scena un quadro e gli interpreti figure
che lo compongono. Palmitessa "dipinge" le sue opere, i visi e i corpi dei suoi
attori e gioca con la musica e le vibrazioni che questa produce attraverso il
movimento dei corpi negli occhi di chi guarda, quindi vede e poi immagina.
Bravissime le
attrici in scena per "Lastre di ghiaccio": Ester Albano, Mary Fotia, Mattia
Genovesi, Monica Maffei, Eleonora Micali e Giulia Tuzzi. Le coreografie sono
state curate da Mara Palmitessa, le macchine sceniche da Silvano Martorana e le
musiche sono di Silverio Scramoncin. Il make-up – fondamentale per le scelte
registiche e la resa finale dell’interpretazione - è a cura dell’Accademia di
Trucco Professionale di Roma. Il body painting è realizzato da Manuela Giorgino.