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Era stata eretta da Pio IV, al secolo Giovanni Angelo Medici

Un monumento scomparso - La Porta Angelica

La via di porta Angelica collega piazza Risorgimento con il lato destro del colonnato di San Pietro. Prende il nome da una porta non più esistente, che si apriva nel tratto di mura Vaticane - ormai scomparso - che lungo gli attuali assi di via Porcari e via Alberico II raggiungeva Castel Sant’Angelo. La porta non faceva parte dell’originaria cinta difensiva medioevale, lunga circa 2 miglia e mezzo, in tufo e mattoni, voluta dal pontefice Leone IV tra l’847 e l’852 per proteggere la basilica di San Pietro e il Vaticano dal pericolo di incursioni saracene. Con il passare del tempo i sistemi di assedio si fecero sempre più pericolosi e nel maggio del 1527 quelle mura cedettero con troppa facilità alla furia dei Lanzichenecchi di Carlo V. Così, quando solo 7 anni dopo salì al pontificato Paolo III Farnese, la necessità di creare delle mura più forti risultava evidente. Nonostante i grandi progetti, furono realizzati solo il bastione del Belvedere e la parte inferiore della porta di Santo Spirito. Furono i successori Pio IV e Pio V a portare a termine la grande opera. I lavori iniziarono l’8 maggio del 1561. La città leonina fu quasi raddoppiata e il progetto di Pio IV Medici congiunse con una muraglia continua il torrione del Belvedere a Castel Sant’Angelo. In alcuni punti il tracciato delle nuove mura seguì quello delle antiche, che a volte fu addirittura riutilizzato.

La porta Angelica, eretta nel 1563, traeva la sua denominazione dal nome di battesimo di Pio IV, che si chiamava appunto Giovanni Angelo Medici. Poteva essere utilizzata come alternativa alla porta del Popolo dai viaggiatori e dai pellegrini provenienti dal nord e diretti alla tomba di Pietro. Per loro il Papa fece tagliare un rettifilo - chiamato Strada Angelica e ricalcato dalle moderne vie Ottaviano, Barletta e viale Angelico – che costeggiava il Tevere per circa un chilometro, andandosi poi a congiungere con la via Cassia all’altezza di Ponte Milvio.

Costruita in un elegante e semplice bugnato, la porta era priva di merli e ornata ai lati da due angeli con la croce ad altorilievo. Seguendo un’usanza molto antica, la porta e l’annesso corpo di guardia erano concessi in appalto a privati, che potevano pretendere la riscossione del pedaggio a chi vi transitava. Da quanto sappiamo, nel 1673 gli appaltatori erano i Carpegna, nel 1750 i Lambertini: due famiglie nobili, entrambe le volte parenti di pontefici regnanti. Un particolare che fa supporre per quel passaggio un traffico abbastanza intenso, tale da assicurare a chi lo gestiva un certo guadagno. La parte esterna del muro era protetta da un fossato, perciò si entrava nella porta attraverso un ponticello.

Dall’inizio del XVIII secolo iniziò la macabra usanza di porre sull’attico della porta delle gabbiette in ferro dove esporre al pubblico le teste dei giustiziati, a monito per la popolazione, ma anche per i forestieri che entravano a Roma. Il primo capo a comparire sulla porta Angelica, il 4 luglio del 1703, fu quello di un certo Mattia Troiani, servitore del monsignore della Curia Zaccadoro, accusato di aver ucciso con un colpo di pistola il suo padrone. Il poveretto era stato impiccato, mazzolato e quindi squartato. La consuetudine proseguì per quasi centoquaranta anni e fu interrotta solo nel 1840, da papa Gregorio XVI.

A porta Angelica, a porta Cavalleggeri e a porta Pertusa il 30 aprile del 1849 avvennero i primi scontri tra i difensori della Repubblica Romana e i francesi del generale Oudinot. Questi ultimi - raccontano le fonti contemporanee - credevano che i romani li avrebbero accolti con gioia, felici di essere liberati. Come scrive il Farini, quando sentirono il primo colpo d’artiglieria, un ufficiale che diceva di conoscere le usanze della città assicurò che si trattava del "consueto segno del mezzodì".

Dopo l’unità d’Italia, anche il quartiere di Borgo fu interessato da lavori di urbanistica e sventramenti che lo dovevano rendere più moderno e fruibile. Nel 1888 la porta venne abbattuta, insieme a tutto il tratto di mura che la congiungeva con Castel Sant’Angelo. Alcuni resti della porta sono stati inseriti nel tratto di mura adiacente a via di Porta Angelica e affacciato su piazza Risorgimento. Si tratta dei due angeli con la croce, dello stemma di Pio IV - con tanto di chiavi e tiara ma privato delle sei palle dell’emblema araldico dei Medici – che si trovava nella chiave di volta e di una lunga iscrizione. Quest’ultima correva sotto l’attico e recita: ANGELIS SVIS MANDAVIT DE TE VT CVSTODIANT TE IN OMNIBVS VIIS TVIS (Ti ha mandato i suoi angeli affinché ti custodiscano in tutte le tue vie).

di Cinzia Dal Maso

20 febbraio 2013

 

 

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