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Goffredo Mameli vi recitò l’ode "Milano e Venezia"

Il teatro Apollo, sacrificato ai muraglioni

Il teatro Apollo fu inaugurato il 26 dicembre 1795. Sorgeva sulle macerie del famoso Tordinona, affacciato sul Tevere, sulla sponda opposta a Castel Sant’Angelo. I lavori, iniziati nel 1879, seguivano il progetto di Felice Giorgi, notevolmente semplificato nella realizzazione. Nella platea erano sistemati 678 posti, su quattro ordini. Sui parapetti erano dipinti trofei, aquile, fasci ed emblemi. Al secondo ordine correvano dipinti su tela a chiaroscuro con episodi della storia romana. Dal soffitto, caratterizzato da quattro geni agli angoli, pendeva un enorme lampadario a 16 bracci con torce di cera.

Il palcoscenico raggiungeva la lunghezza di 17 metri, con una bocca d’opera di circa 13 metri decorata nella parte superiore con nuvole e altri elementi in cartapesta.

I pilastri erano decorati da cariatidi. Gli ingressi erano quattro, ma mancava un prospetto vero e proprio.

Il 10 febbraio del 1820 il teatro fu acquistato da Giovanni Torlonia. Alla sua morte, nel 1829, passò al figlio Alessandro, che ne affidò il completo rimodernamento a Giuseppe Valadier. L’architetto realizzò finalmente una facciata degna di questo nome, dalla parte di ponte Sant’Angelo, con tre grandi porte fiancheggiate da colonne e pilastri, sormontate da due statue e dallo stemma Torlonia. Il vestibolo dava accesso a una sala con la scala mobile che conduceva al salone dei trattenimenti, con otto statue in stucco, alcune delle quali copiate da esemplari antichi.

Nella platea vennero sistemati banchi e sedie, mentre il palco del Principe comunicava con un appartamento privato. Sopra il boccascena, il Tempo indicava un quadrante di orologio in cui le ore avanzavano lentamente. L’ambiente era illuminato da cornucopie poste nel giro dei palchi. La nuova apertura si ebbe il 15 gennaio 1831 con "Il Corsaro" del Pancini, a cui assistette Mendelssohn, allora giovanissimo.

Nel carnevale del 1832 fu inaugurato un nuovo lampadario, ancora più ricco e grandioso del precedente. In seguito il Principe fece annettere altre sale, decorate da pittori come Luigi Fioroni, Francesco Coghetti e Francesco Podesti.

Fu però nel giugno del 1839 che per il teatro Apollo iniziò una nuova vita, grazie alla nuova e illuminata direzione di un giovane commerciante romano, Vincenzo Jacovacci. Il teatro sarebbe rimasto nelle sue mani fino al 1881 e avrebbe, grazie alla sua intraprendenza, fatto conoscere ai romani le opere più celebri, i migliori cantanti, le ballerine più ricercate. Basti ricordare che qui si tennero le prime del Trovatore e del Ballo in Maschera di Giuseppe Verdi. Ma all’Apollo si svolse anche una delle manifestazioni più toccanti del nostro Risorgimento.

Il 5 gennaio del 1849 vi si tenne un’accademia musicale e letteraria per festeggiare la bandiera donata da Venezia a Roma e per raccogliere fondi da donare alla città della Laguna, ultima roccaforte dell’indipendenza italiana, provata dall’assedio austriaco, stremata dalle privazioni e dalla fame. Protagonista della manifestazione fu Goffredo Mameli, che si trovava a Roma dai primi di dicembre del 1848. Il teatro era tutto illuminato e addobbato sfarzosamente. Sul palcoscenico era sistemata, dietro espressa richiesta di Mameli, una statua personificante Venezia. Tra la commozione generale il poeta declamò la sua ode "Milano e Venezia". Possiamo immaginare con quale forza Mameli riuscisse a toccare gli animi dei presenti, mentre recitava le sue strofe immortali: "... Date a Venezia un obolo! / Non ha la gran Mendica / Che fiotti, ardire ed alighe / Perch’è del mar l’amica. / Sola tra tante infamie / Ella è la nostra gloria. / Un’altra turpe istoria, / Se questa illustre Povera / Viene a morir di stento, / Udrebbe il mondo intento: / Pane chiedea Venezia / E niuno un pan le diè...".

Il teatro fu rimodernato nel 1862. Soffitto e sipario vennero dipinti da un giovane artista romano, Cesare Fracassini. Sulla volta erano raffigurati, in ventiquattro spicchi partenti dal centro, i segni dello zodiaco e i mesi dell’anno. Sul sipario Apollo, circondato dalle Muse, consegnava a Fetonte il carro del Sole. Lo splendore delle decorazioni era esaltato dall’illuminazione, completamente a gas.

Il 30 ottobre del 1869 Alessandro Torlonia cedeva in enfiteusi perpetua al Comune di Roma il teatro, a cui fu aggiunto, nel dicembre del 1870, anche il palco reale. Ma l’Apollo aveva ormai i giorni contati, a causa della vicinanza al fiume. Non bisogna dimenticare che, durante le inondazione, vi si entrava solo grazie a un ponte mobile. La costruzione dei muraglioni ne decretò l’inevitabile distruzione, iniziata nell’estate del 1889 e terminata nel settembre di quello stesso anno.

di Antonio Venditti e Cinzia Dal Maso

19 settembre 2012

 

 

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