Internet
è una finestra spalancata sul mondo, è il nostro giornale condiviso,
la piattaforma virtuale in cui ciò che accade sulla terra si
posiziona in rivoli di collegamenti, stratificazioni di parole,
formando un romanzo popolare dai contorni sempre più indefinibili.
Mentre navigo tra notizie varie, mi imbatto in un articolo di tre
mesi fa, pubblicato da un quotidiano della Valtellina. Il
giornalista racconta di una bella storia d’amore, sbocciata nel 1947
sulle piste da sci, tra due giovani che non potranno portare avanti
la loro relazione e che, dopo 65 anni, ormai vedovi e anziani si
rincontrano, complice un comune amico, e decidono di sposarsi.
Lavoro
per la tv da quasi dieci anni e penso che un’intervista ai
protagonisti di questa storia sarebbe interessante. Stampo
l’articolo e lo rileggo con attenzione. Queste storie mi emozionano.
Del resto, ho scritto una favola di Natale, "L’Albero di Millì", che
racconta l’amore di due ragazzi divisi dalla violenza di un
pregiudizio. Si ritroveranno poi, a distanza di moltissimi anni, per
colmare il vuoto di quella ingiusta separazione. La trama è
ambientata in America, ma la città della favola è in realtà Sondrio.
Nel 2008 mi trovavo lì per ragioni di lavoro e un’abbondante
nevicata, così come le atmosfere di quella cittadina, mi ispirarono
questo intrigo un po’ noir con un mistero legato a un albero di
Natale. Solo adesso capirete la mia emozione nel leggere, meglio,
l’articolo del quotidiano valtellinese. La cronaca del matrimonio
riportava fedelmente i nomi degli sposi e altri dettagli: Milli
Cella di Tirano (Sondrio) e Gino Repanai, originario di Milano.
Ottuagenari, si sono conosciuti durante le vacanze di Natale, tra la
neve. Nonostante l’amore, le loro vite presero strade diverse. A
giugno scorso, finalmente, le nozze. Torno indietro. Rileggo
un’altra volta.
Milli,
Sondrio, la neve, Natale, due giovani che si lasciano e che da
anziani si ritrovano.
"Come è
possibile? Hanno copiato il mio racconto?"
– penso tra me e me, con la stizza dell’autore che si sente
defraudato di una sua idea.
Leggendomi, potreste domandarvi l’esatto contrario. La risposta,
tuttavia, è no, perché né io conoscevo loro, né loro conoscevano me
fin quando, qualche giorno fa, non li ho chiamati al telefono e ho
raccontato ai miei "personaggi" questo strano caso di realtà che si
ispira alla letteratura.
Parlare
al telefono con i protagonisti che pensavi irreali di una tua storia
fa un effetto strano, così come immaginarli alle prese con la
lettura del "tuo-loro" racconto. Come stanno facendo adesso Milli e
Gino (nella foto), meno sorpresi di me, dall’alto dei loro anni, di
quanto è accaduto, ma come me convinti di un fatto: