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Uno studio storico di Mario Fratesi

Il Principe e il Papa

"Il Principe e il Papa" (Comune di Camerata Picena, 152 pagine, illustrazioni in b/n) è un libro ricco di foto e documenti, in cui Mario Fratesi ricostruisce una complessa vicenda che ha interessato le Marche per una buona metà del XIX secolo. Si tratta del risultato di uno studio paziente ed acuto, condotto anche su voluminosi e polverosi faldoni conservati presso l’Archivio di Stato di Roma, in gran parte consultati per la prima volta.

Nel 1810 Napoleone Bonaparte decretava l’istituzione di un Appannaggio a favore del vicerè d’Italia Eugenio Beauharnais, figlio di sua moglie Giuseppina, costituito da 2.300 tenute agricole e 138 palazzi urbani, tutti ubicati nelle Marche. Tali beni erano frutto di requisizioni principalmente a spese di conventi, monasteri e confraternite religiose. La caduta dell’impero napoleonico non alterò la situazione. Le potenze della coalizione vincitrice decisero, nel corso del Congresso di Vienna, che il principe Eugenio – il quale nel frattempo aveva ricevuto dal re di Baviera suo suocero il titolo di Duca di Leuchtemberg – doveva continuare a usufruire di questi beni. Il governo pontifico, che mal sopportava la presenza di questo stato nello stato, riuscirà a tornare in possesso dei beni dell’Appannaggio solo nel 1845, sotto il pontificato di Gregorio XVI, grazie a un’abile operazione finanziaria condotta dall’allora monsignor Antonelli.

Fratesi traccia un ritratto lucido e preciso di questo personaggio. "Giacomo Antonelli – scrive – nato in Ciociaria da una famiglia di origine contadina che aveva accumulato un discreto patrimonio con gli appalti del governo pontificio, a poco più di trent’anni è delegato apostolico di Macerata". Nel gennaio del 1845 è nominato pro-tesoriere generale, di fatto ministro delle Finanze, ricevendo l’incarico di risollevare il bilancio pontificio, dissestato da anni di una gestione piuttosto disinvolta. "Antonelli – continua Fratesi – ha le idee chiare sul modo in cui lo Stato pontificio possa – pur non avendo i denari necessari – porre fine all’Appannaggio Leuchtemberg e rientrare in possesso dei beni. Si mette subito al lavoro e in pochi mesi porta a termine l’operazione". Chiede un prestito obbligazionario al ramo napoletano e parigino dei Rothschild, contatta alcuni nobili e borghesi romani proponendo loro l’acquisto dei beni dell’Appannaggio e la successiva vendita in piccoli lotti. "Con questa duplice operazione, il cui merito viene quasi unanimemente riconosciuto ad Antonelli – spiega Fratesi – lo Stato Pontifico riesce – dopo 30 anni – ad annullare gli effetti negativi di quello che considerava un torto subito, recuperando la piena sovranità su una grossa porzione del suo territorio".

Mario Fratesi, autore di numerose ricerche storiche, è stato dal 1985 al 1995 sindaco di Camerata Picena. Attualmente collabora con l’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche.

di Cinzia Dal Maso

04 luglio 2012

 

 

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