Castel
Sant’Angelo, prima mausoleo imperiale e poi imprendibile fortezza, da secoli ha
legato la sua storia a quella del papato, anche per la sua vicinanza con San
Pietro e con i Palazzi Vaticani. Nei momenti più difficili fu un rifugio sicuro
per i pontefici, come accadde in quel lontano 6 maggio del 1527, quando Clemente
VII, attraverso il corridore di Borgo, riuscì a raggiungerlo precipitosamente
grazie al sacrificio delle guardie svizzere che caddero sotto i colpi dei
lanzichenecchi.
Ora il Castello
torna a ospitare i suoi antichi proprietari, raccogliendoli in una mostra che
ripercorre settecento anni di storia, da Bonifacio VIII che nel 1300 proclamò il
primo Giubileo, fino a Giovanni Paolo II e all’ultimo Anno Santo.
"I Papi della
memoria. La storia di alcuni grandi Pontefici che hanno segnato il cammino della
Chiesa e dell’Umanità", visitabile fino al prossimo 8 dicembre, è un evento
curato da Mario Lolli Ghetti e organizzato dal Centro Europeo per il Turismo,
presieduto da Giuseppe Lepore, e dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio
Storico-Artistico ed Etnoantropologico della città di Roma, diretta da Rossella
Vodret, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, i
Musei Vaticani, la Fabbrica di San Pietro e l’Ufficio per le celebrazioni
liturgiche del Sommo Pontefice.
"La Rassegna –
spiega Lepore – è un percorso attraverso frammenti di memoria di fede, di
scienza e di arte, ma anche del vissuto e dell’umanità dei Pontefici, del loro
rapporto con i sommi artisti di tutte le epoche. E’ un viaggio tra i capolavori
di grandi artisti provenienti dai maggiori musei d’Italia e le testimonianze
grafiche, fotografiche e filmiche che hanno visto i Pontefici come protagonisti
della storia e della cultura". "Questo – ha aggiunto Lepore – è anche il 31°
appuntamento espositivo che il Centro Europeo per il Turismo realizza a Castel
Sant’Angelo. Dopo il successo della precedente edizione per la celebrazione dei
150 anni dell’Unità d’Italia, intende inaugurare una nuova manifestazione che,
pur riallacciandosi alla tradizione delle precedenti edizioni, trasmetta la
consapevolezza di aver contribuito con tenacia e dedizione, con preparazione e
continuo aggiornamento, alla valorizzazione del patrimonio culturale attraverso
manifestazioni e iniziative caratterizzate da un profondo significato
culturale".
Prestigioso il
Comitato scientifico, presieduto da Antonio Paolucci, direttore dei Musei
Vaticani.
La mostra propone
una riflessione sul modo in cui si è manifestato il messaggio universale della
Chiesa, rivolto prima di tutto a Roma e poi da Roma al mondo, nel campo della
fede e dell’arte, della politica e della cultura. Le singole figure dei
Pontefici, rappresentate da ritratti scolpiti o dipinti e da opere d’arte o da
oggetti a loro appartenuti, sono state inserite all’interno dei rispettivi
ambiti cronologici.
Il percorso lineare
dell’esposizione, articolata in otto grandi capitoli, spiega Mario Lolli Ghetti,
viene "a tratti interrotto da piccole sezioni tematiche, limitate anche a due o
tre opere d’arte e oggetti, destinate ad approfondire fenomeni o episodi storici
culturali, giudicati particolarmente significativi, quali la fondazione dei
Musei Capitolini, la riforma del Calendario Gregoriano, il collezionismo delle
famiglie papali, la nascita dell’Accademia, , l’esempio del Museo Pio Clementino
in Vaticano, le manifestazioni di fede e i culti popolari, la canonizzazione dei
nuovi santi, l’incendio e la ricostruzione della Basilica di San Paolo fuori le
Mura, la promulgazione del Dogma dell’Immacolata Concezione, l’ingresso nella
contemporaneità e la costruzione dell’Aula in Vaticano per opera di Nervi".
Tra i materiali
esposti, anche una selezione di opere negli anni più recenti recuperate dalle
Forze dell’Ordine e sottratte al mercato clandestino, a riprova della preziosa
attività nel settore di Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Stato.
Tali opere sono
corredate da schede con un sintetico resoconto delle indagine e delle
conclusioni delle operazioni. "Sicuramente questi racconti – prosegue il
curatore della mostra – nella loro poliziesca drammaticità, non mancheranno di
affascinare il pubblico dei visitatori e di richiamare l’attenzione su questi
corpi speciali di altissima professionalità, che il mondo intero ci invidia".