Una
nuova scoperta riporta alla ribalta uno dei nostri siti archeologici più
importanti: a poca distanza dall’aeroporto di Fiumicino è tornato alla luce un
enorme edificio, lungo almeno 145 metri e con volte alte 12 metri, con tutta
probabilità l’Arsenale del porto di Traiano.
Siamo nell’area di
Portus, la città che sorse intorno ai porti di Claudio e Traiano, quando lo
sviluppo economico e demografico raggiunto da Roma all’inizio dell’età imperiale
rese necessaria l’apertura di un adeguato porto commerciale che sostituisse il
modesto e inadeguato approdo fluviale di Ostia. Fu l’imperatore Claudio, in
seguito all’ennesima carestia di grano, a dare inizio ai lavori poco a nord
della foce del Tevere. Fu ricavato un bacino artificiale prolungato sul mare con
lunghi moli. Quasi al centro dell’imboccatura dei moli sorgeva il faro, a tre o
quattro piani, poggiante su una sorta di isolotto artificiale ottenuto mediante
l’affondamento della carcassa della nave di Caligola utilizzata per il trasporto
dall’Egitto dell’obelisco vaticano, lo stesso che oggi si innalza al centro di
piazza San Pietro. A pochi anni dalla costruzione, le strutture del porto di
Claudio risultarono inadeguate a sostenere le violenze del mare, in quanto il
bacino non offriva sufficiente protezione alle navi ed era troppo esposto al
rischio di insabbiamento. Traiano tra il 110 e il 117 d. C. realizzò con grandi
scavi nell’entroterra un bacino esagonale profondo circa 4 metri e con una
superficie di 330 mila metri quadrati, in comunicazione con il mare attraverso
il porto di Claudio, che venne ad assumere la funzione di porto esterno. Tutto
intorno si estendevano le banchine di approdo, i magazzini, i cantieri per le
riparazioni e l’allestimento delle navi.
Qui, a partire dal
I secolo d.C., arrivarono merci di ogni tipo da tutte le parti del mondo allora
conosciuto - cibo, stoffe, animali esotici, schiavi, marmi preziosi - sulle navi
che attraccavano prima nel grande bacino artificiale voluto da Claudio, poi nel
più interno e protetto bacino esagonale traianeo. Particolarmente suggestivi i
resti sparsi su una vasta area adiacente a quella dell’aeroporto Leonardo Da
Vinci, soprattutto quelli del bel colonnato di travertino in stile rustico,
delle banchine e dei moli.
L’ultima,
eccezionale scoperta è stata effettuata dagli archeologi dell’Università di
Southampton e della British School di Roma, in collaborazione con la
Soprintendenza archeologica di Roma. Per il momento è riemersa una delle navate
del poderoso edifico, lunga 58 metri e larga 12, dalla struttura simile a quelle
coeve dei Mercati Traiani, oltre ad alcuni pilastri in opera laterizia. Si
ritiene che nell’edificio - affacciato sia sul bacino di Claudio che su quello
di Traiano con imponenti arcate – non solo servisse per costruire le navi, ma
anche per metterle al riparo durante il periodo invernale. Alcune iscrizioni
ritornate alla luce nell’area parlano di un "collegium" dei "fabri
navales portuensis", e di uno dei "fabri navales ostensium" a cui
forse appartenevano degli schiavi liberati.
Si pensa che le
navate dovessero essere otto, per un insieme veramente maestoso. Porto, quindi,
non era semplicemente una città di magazzini, come comunemente si credeva, ma il
cantiere navale dell’Impero. Forse proprio qui venivano costruite e riparate le
navi della famosa flotta del Miseno, come proverebbero le numerose iscrizioni di
suoi marinai rinvenute sia nella città che nel luogo degli scavi.
Nei pressi del
supposto Arsenale sorge il cosiddetto palazzo imperiale: recenti indagini del
professor Simon Keay, direttore degli scavi, fanno ritenere che costituisse la
residenza di un funzionario, incaricato di coordinare il movimento delle navi e
dei carichi nel porto. Vicino è anche un anfiteatro, lungo 42 metri e largo 38,
con una capacità di circa 2 mila spettatori, dove si dovevano svolgere lotte di
gladiatori e di belve.
Che questo appena
edificio scoperto fosse un di arsenale, lasciano intendere alcune iscrizioni su
pietra, trovate in zona: citano un "collegium" dei "fabri navales portuensis", e
un altro dei "fabri navales ostensium", una corporazione, forse, di schiavi
liberati.
Ora, per avere
maggiori informazioni sulla struttura non ci sarà che da attendere la prossima
campagna di scavi - la quinta - il cui inizio è previsto per il prossimo
ottobre.