Gli scavi di American Institute for Roman Culture e Sovrintendenza Comunale

Rinvenimenti alla Villa delle Vignacce

di Annalisa Venditti

Immersa nella suggestione della Campagna Romana, nel Parco degli Acquedotti, la Villa delle Vignacce continua a riservarci delle sorprese.

Le campagne di scavo nell’area di Cinecittà, iniziate nel 2006, hanno permesso alla Sovrintendenza Comunale e all’American Institute for Roman Culture, con il sostegno dell’American Express Foundation, di riportare alla luce notevoli resti in eccellente stato di conservazione, da mettere in relazione con una grande villa imperiale del suburbio di Roma, la cui fase più antica dovrebbe risalire almeno al I secolo d.C. Sorgeva su un terrapieno al IV miglio della via Latina ed era delimitata da un lungo muro di costruzione. Nel corso di una vita piuttosto lunga subì alcuni interventi di monumentalizzazione estesi e complessi. La fase di II secolo doveva possedere un grande impatto scenografico, con un impianto termale e ambienti di servizio. E’ stato possibile ricostruirne parte delle decorazioni architettoniche e scultoree, grazie al rinvenimento di alcuni pezzi di pregio, fra cui un capitello, frammenti di colonne, elementi statuari fra cui una testa di Zeus Serapide o Esculapio, lastre pavimentali e parietali. Alcuni resti musivi relativi a pavimenti sono conservati in situ; di estremo interesse e’ il rinvenimento, sull’intradosso di un grande frammento di crollo di volta a crociera, di un rivestimento a mosaico decorato a motivi vegetali con tessere di pasta vitrea. In base ai bolli sui mattoni e alle condotte acquarie di piombo, il complesso del II sec. è attribuito a Q. Servilio Pudente, costruttore di mattoni.

Numerosi sono stati i professionisti impegnati nelle indagini stratigrafiche dei settori rinvenuti, nel rilevamento dei resti, nella ricerca d’archivio e antiquaria. Per motivi di conservazione, il sito è stato reinterrato, ma prima il prof. Gabriele Guidi, responsabile del Laboratorio Reverse Modeling del Politecnico di Milano ha proceduto all’acquisizione e modellazione poligonale dell’area meridionale dello scavo.

Gli scavi effettuati nell’area nei secoli scorsi hanno restituito importanti sculture, oggi conservate ai Musei Vaticani, tra cui un’Afrodite, il Ganimede Chiaramonti, la Tyche di Antiochia e un colossale ritratto di Giulia Domna, moglie dell’imperatore Settimio Severo. Nel VI sec., nel corso della guerra greco-gota, l’edificio fu in qualche modo connesso con il vicino accampamento dei Goti di Vitige, noto come "Campo Barbarico". Le indagini riprenderanno nell’estate del 2009.

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