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La Colonna di Traiano, belvedere sulla città

Anche Goethe rimase incantato dal panorama al tramonto

di Annalisa Venditti

 

La Colonna di Traiano, innalzata intorno al 113 d.C., è uno dei monumenti dell’antica Roma meglio conservati. Come ha fatto a sfuggire per tanti secoli alla distruzione? Come è possibile che i suoi stupendi rilievi non siano finiti a ornare la facciata di qualche nobile palazzo? Una simpatica leggenda ne fornisce un’ingenua spiegazione: Gregorio Magno, pontefice dal 590 al 604, sarebbe rimasto colpito da una scena della colonna stessa, in cui si vedeva Traiano portare aiuto a una donna il cui figlio era stato ucciso. Il Papa pregò allora per la salvezza dell’anima dell’Imperatore: la grazia fu concessa da Dio, che però intimò al Pontefice di non pregare mai più per i pagani. Per essere sicuro che il divieto fosse osservato, sembra lo privasse persino della voce per un certo periodo. La leggenda non finisce qui. A quel punto, le ceneri di Traiano, che in effetti erano conservate in un’urna d’oro nella base della colonna, sarebbero state esumate e la lingua, rimasta prodigiosamente intatta, avrebbe raccontato come la sua anima, per intercessione pontificia, si fosse salvata dalle pene dell’inferno. Allora la terra fu dichiarata sacra e la colonna risparmiata.

In effetti, la conservazione della colonna si deve attribuire a tutt’altro motivo: alla scala a chiocciola scavata nel vivo del marmo, composta di 185 gradini e illuminata da 43 strette feritoie, cui si accede dalla cella sepolcrale posta nella base della colonna. L’ascesa, purtroppo concessa solo grazie a un permesso speciale, è un’esperienza indimenticabile e destabilizzante. Si procede con andamento spiraliforme in un ambiente stretto, scarsamente illuminato, dove le finestre, una ogni quarto di giro, non permettono di vedere altro che un rettangolino di cielo. Quando finalmente si raggiunge la piattaforma belvedere a 36 metri di altezza, la luce del sole circonda il visitatore in una sorta di epifania. Superato lo smarrimento iniziale, si può godere di uno spettacolo mozzafiato su tutta Roma. Naturalmente, anche nelle ore del giorno meno luminose, la vista doveva essere incredibile, come testimoniato da Goethe: "di sera mi arrampicai sulla Colonna Traiana. Da quell'altezza e con quel tramonto, il Colosseo, il vicino Campidoglio, il Palatino e la città circostante offrivano una veduta superba".

Ecco, allora, cosa ha veramente salvato la colonna: la sua funzione strategica che la rendeva molto simile a una torre di avvistamento.

Un ultimo pericolo fu evitato nel 1865, quando Napoleone III era seriamente interessato a far trasportare il monumento in Francia, ma dovette rinunciare a causa dei costi troppo elevati.

Dell’argomento si parlerà domenica mattina, dalle ore 9.30 alle 10.30, su Nuova Spazio Radio (88.150 MHz) all’interno del programma "Questa è Roma!", ideato e condotto da Maria Pia Partisani.

 

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