Fu costruito per unire un complesso edilizio reso uniforme L’Arco dei Ginnasi - Passaggio cardinalizio Lo ricorda sulla chiave di volta lo stemma, sebbene le armi della casata del porporato appaiano abrase, perché scalpellate
I Ginnasi, illustre famiglia romagnola, oriunda di Brescia, ebbe ascritti alla nobiltà romana alcuni componenti, che ricoprirono cariche in Campidoglio. Annoverò un illustre porporato, il cardinale Domenico (1550- 1639), nato a Castel Bolognese, che nel corso della sua lunga carriera ecclesiastica ebbe molti incarichi prestigiosi, quale Legato straordinario a Firenze, presso il Granduca di Toscana Ferdinando I e Nunzio alla corte di re Filippo III. Durante i Concistori più volte figurò nella rosa dei papabili. Come componente del Sacro Collegio, di cui diventò il decano, occupò vari uffici. Divenne Ponente e, successivamente, Prefetto della Congregazione dei Vescovi e Regolari: Paolo V lo volle spesso suo consigliere, affidandogli incarichi delicati ed importanti. Fu titolare delle Basiliche di San Pancrazio, dei Santi Dodici Apostoli, di San Lorenzo in Lucina, Vescovo di Preneste e delle Diocesi suburbicarie di Porto e Santa Rufina e di Ostia e Velletri. Intimo amico di San Giuseppe Calasanzio (1556-1648) e di San Camillo de Lellis (1550-1614), del cui ordine religioso fu protettore, acquistò notevole notorietà per la sua generosità e le opere di carità effettuate a Roma dove, ritornato definitivamente, visse fino alla morte con la nipote, suor Caterina, nel suo palazzo attiguo a via delle Botteghe Oscure, costruito alla fine del Cinquecento per volontà di monsignor Alessandro Ginnasi su progetto di Ottaviano Mascherino. Nel 1624 il cardinale Ginnasi provvide ad ampliare e restaurare il palazzo, incorporandovi anche la preesistente chiesa di S. Lucia, che da allora prese la denominazione "de’ Ginnasi", unendovi nel 1636 il Collegio Ginnasi, in cui venivano educati otto alunni di Castel Bolognese che avessero la vocazione per la vita ecclesiastica. Diminuita la rendita, già dal ‘700 ne fu ordinata la chiusura e i giovani furono assegnati ad altri collegi di Roma. L’operazione edilizia comprese anche il monastero per le Carmelitane Scalze, le Teresiane, con il nome di "Corpus Domini" o delle "Ginnase", 23 zitelle, riferisce il Blasi, desiderose di farsi suore, trasferite in seguito ai SS. Marcellino e Pietro. Nel 1628 il cardinale fece costruire l’Arco che si apre sulla via dei Ginnasi, per collegare le sue proprietà, come annotò il diarista Gigli, avendo comprato "tutte le case che gli erano vicine et quasi ambitiosamente riformatele tutte nella facciata, ridotta a conformità di quella dove lui abitava". Il porporato per avviare i lavori ebbe dai "Maestri de Strada" il documento autorizzativo nel quale si leggeva: "concediamo licenzia al cardinale Ginnasio che possa fare un Archo nel vicolo morto tra il palazzo di SS. Ill.ma et la casa dei SS.re Rogieri nel Rione della Pigna". Di semplice utilità, l’Arco presenta una curva alquanto ribassata, la decorazione è data dalle lesene laterali, formate da blocchi di bugnato, motivo ripreso superiormente da altrettante lesene - lisce, interrotte dalle cornici marcapiano - quale raccordo con il corpo edilizio superiore. Immette in un cortile, scuro per la notevole altezza degli edifici che lo circondano. Sulla chiave del sottopassaggio le armi araldiche del porporato appaiono scalpellate. L’Arco fu detto anche delle "Botteghe oscure" per la vicinanza con l’omonima via, o "Arco della luna". Il complesso edilizio subì ulteriori restauri nel Settecento e nell’Ottocento, quando fu ampliato anche il palazzetto Ginnasi, che formava un angolo con il palazzo maggiore. Domenico Ginnasi usciva di rado dal palazzo di via delle Botteghe Oscure, se non per recarsi alla sua villa nei pressi di Santa Sabina, o per intervenire a funzioni, prediche e solennità religiose, Concistori o per partecipare a incontri letterari, di filosofia e teologia. Scrisse alcune opere, di cui "Enarrationes in omnes psalmos David", in due tomi in folio, fu pubblicata nel 1636. Morì il 12 marzo 1639 nel suo Palazzo nel rione Pigna, dove si radunarono molti Cavalieri di Bologna, insieme a Ufficiali e Confratelli dell’Arciconfraternita della Nazione Bolognese, i quali, reggendo le torce, accompagnarono la salma in processione fno a Santa Lucia delle Botteghe Oscure dove venne esposta su di un alto catafalco, illuminato da oltre duecento fiaccole. Dopo due giorni nella chiesa furono celebrate le solenni esequie: venne sepolto in una cappella, di fronte alla tomba della cognata Faustina Gottardi; al suo fianco fu successivamente seppellita la nipote Caterina, la quale, in suffragio dell’anima del Cardinale, aveva istituito sei Cappellanie con obbligo per i sacerdoti addetti di celebrare quotidianamente una messa. Scampato ai lavori di allargamento della via, il palazzetto, con il settecentesco portale in bugnato, è quanto rimane del complesso edilizio della famiglia Ginnasi. Non si è salvata S. Lucia de’ Ginnasi, un tempo denominata S. Lucia de Calcarario per la vicinanza alla zona delle fornaci di calce o calcare, anche S. Lucia alle Botteghe Oscure, S. Lucia Antica, S. Lucia delle Pontiche Oscure e S. Lucia de Pinea. Sull’area dove un tempo sorgeva la chiesa si trova ora il monastero delle Maestre Pie Filippine, il cui portale di ingresso è situato lungo via delle Botteghe Oscure, un tempo su largo di S. Lucia dei Filippini, dinanzi all’attuale palazzo Ginnasi: antico ingresso di S. Lucia de’ Ginnasi. L’attuale edificio, che si affaccia su largo S. Lucia dei Filippini, voluto da Flaminio Ginnasi su disegno di G. B. Milani, sostituisce l’antico palazzo Ginnasi, parzialmente demolito tra il 1935 e il 1940 in occasione dell’allargamento di via delle Botteghe Oscure, conserva ancora i due stemmi della nobile famiglia collocati sopra il portale con la scritta" GINNA SI". Lo sventramento edilizio non risparmiò neanche la chiesa di S. Lucia. Lungo via dell’Arco dei Ginnasi sono ancora visibili alcune memorie edilizie degne di attenzione, tra cui i resti di un portico medioevale con cinque colonne antiche di spoglio e capitelli ionici e l’Ospizio dei sacerdoti pellegrini bisognosi, edificio in gran parte ricostruito dal Cardinale Domenico. |
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