Interessanti scoperte durante i lavori al S.Giovanni-Addolorata

Torna alla luce al Celio la dimora dei Valerii

Rinvenuti un ampio corridoio con mosaico pavimentale in bianco e nero e un giardino interno, entrambi affrescati

di Antonio Venditti

 

   

 

Il Complesso ospedaliero S. Giovanni-Addolorata sul Celio si estende su un’area di eccezionale interesse archeologico, con testimonianze che vanno dall’epoca romana repubblicana e imperiale all’alto Medioevo.

Mentre scavi recenti hanno gettato nuova luce sulle zone di S. Stefano Rotondo e dell’Ospedale Militare, la fascia più misteriosa rimaneva proprio quella dell’Addolorata, dove fin dal XVI-XVII secolo notizie storiche e rinvenimenti soprattutto epigrafici, provenienti da scavi sporadici, collocavano la domus dei Valerii.

Nel corso di una Conferenza tenutasi presso il S. Giovanni - Addolorata con Luigi D'Elia, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera, e il soprintendente archeologico di Roma, Angelo Bottini, è stato annunciato il ritrovamento al di sotto dell’Ospedale di frammenti di epoca imperiale di alta qualità pertinenti proprio alla dimora dei Valerii, famiglia aristocratica i cui membri più noti pervennero alle massime cariche dello Stato soprattutto a partire dal III secolo d.C.. La splendida residenza sul Celio, esistente probabilmente sin dalla fine dell’età repubblicana, fu messa inutilmente in vendita all’inizio del V secolo d.C. dall’ultimo dei proprietari, Valerius Pinianus marito di S. Melania: il suo lusso scoraggiò gli acquirenti, finché il sacco di Alarico la tramutò in rovine fumanti vendute ad un prezzo irrisorio.

I lavori per la realizzazione dell’Ospizio dell’Addolorata avevano portato, tra il 1902 e il 1905 al rinvenimento di una serie di vani arricchiti da fontane e giardini, tra cui un grande portico, un ninfeo in opera laterizia e un’aula rettangolare rivestita di lastre di marmo, verosimilmente pertinente alle terme della residenza. A questo settore della casa appartenevano statue, colonne, basi e lamine bronzee già viste negli scavi precedenti. Ai materiali conservati nel Museo Nazionale Romano fanno riscontro i preziosi oggetti dispersi o confluiti in varie collezioni italiane, come il mosaico nilotico con pigmei (Museo di Napoli), la magnifica lucerna bronzea a forma di nave, dono di battesimo per Valerio Severo (Museo di Firenze) e il tesoro di argenterie con simboli cristiani (Biblioteca Apostolica Vaticana).

Gli scavi archeologici per la costruzione del nuovo Dipartimento di Oncoematologia hanno ora fatto emergere un ampio corridoio con mosaico pavimentale in bianco e nero e un giardino interno, entrambi affrescati.

Il corridoio, largo quasi 4 metri e conservato per circa 10, costituisce l’ampliamento di epoca medio-imperiale di un impianto precedente, databile fra l’età tardo-repubblicana e il regno di Augusto. Contrasta piacevolmente con il rigore del pavimento musivo la vivace decorazione delle pareti che, al di sopra di uno zoccolo rosso, si articola in grandi riquadri bianchi con fregi vegetali, dove i personaggi al centro si alternano a svelte figurette di animali sui bordi, insieme con colonnine e candelabri. In alto si riconosce una zona a fondo bianco con figure entro prospetti architettonici sotto a un fregio in stucco dipinto con elementi geometrici e figure fantastiche.

Particolarmente interessante si rivela la parete di fondo del giardino, dove la decorazione con motivo a graticcio su fondo nero è vivacizzata dal verde intenso del fogliame e dai brillanti colori delle semicolonne e delle lesene, in cui predominano il rosso, il bianco e l’azzurro. Ancora "in situ", ollette di terracotta per le piante, i cui semi sono in via di identificazione.

Una distruzione volontaria, finalizzata alla radicale trasformazione dell’edificio, fece crollare al suolo il soffitto e la parte superiore delle pareti del corridoio. Infine, la realizzazione del padiglione ospedaliero, ai primi del Novecento, ha completamente distrutto gli strati più superficiali.

"Le testimonianze più significative provenienti dallo scavo archeologico, compresi gli affreschi e il mosaico del corridoio, di cui si prevede il distacco per ragioni di conservazione – ha spiegato Mariarosa Barbera, archeologo direttore - dovranno essere studiate, ricomposte per quanto possibile e presentate ai pubblico in una esposizione museale, che sarà allestita in spazi adeguati all’interno dello stesso Ospedale S. Giovanni-Addolorata, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica".


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