Fulcro visivo di piazza Barberini, fu voluta da Urbano VIII

La Fontana del Tritone Capolavoro del Bernini

L’intera composizione, che celebra il fasto del Pontefice, trova riscontro con quella minore, all’angolo opposto di via Veneto, realizzata per pubblica utilità

di Antonio Venditti

L’azione chimico-fisica degli agenti inquinanti e atmosferici, presente in gran parte dei monumenti urbani all’aperto, nelle fontane si combina con quella meccanica e dell’interazione chimica dell’acqua di scorrimento e di stagnazione. Esemplificativo è il caso della Fontana del Tritone, a piazza Barberini, che a sei anni dall’ultimo intervento di restauro, presenta uno stato conservativo alquanto critico per le consistenti concrezioni calcaree e la notevole presenza di patine biologiche.

La Fontana del Tritone, tra le opere più importanti di Gian Lorenzo Bernini, fu realizzata fra il 1642 e il 1643 per volontà di Urbano VIII Barberini, che la commissionò al grande artista per celebrare il proprio casato e farne il fulcro visivo dell’area, ora piazza Barberini, dominata dal Palazzo di famiglia, allora zona suburbana.

La Fontana utilizzava in parte trecento once d’acqua, aggiunte nel dicembre del 1642 al flusso dell’Acqua Felice. Al Bernini, come ricorda un chirografo del 19 giugno del 1643, per i lavori compiuti venne corrisposto un compenso pari a un’oncia dell’acqua con la possibilità di prelevarla attraverso una derivazione nel condotto principale. Bernini rivendé questo diritto a dei privati a un prezzo decisamente maggiorato.

Interamente scolpita in travertino, la Fontana ha un impianto caratterizzato da un elemento orizzontale, una vasca mistilinea di esigua altezza in modo da permettere un’ampia visione dello specchio d’acqua e del gruppo assiale-centrale. La composizione è costituita da quattro delfini con le bocche spalancate e le code incrociate in alto che sostengono due grandi stemmi papali, due valve di conchiglia molto simili tra loro, sulle quali si erge, stringendole nella morsa delle sue robuste code, la figura accosciata di un tritone intento a soffiare in una buccina, da cui esce uno zampillo, un tempo altissimo e accompagnato quasi da un sibilo acuto.

Bernini si ispirò per la figura del tritone alla Fontana dell’Aquila nei giardini vaticani, scolpita nel 1611-1612 da Stefano Maderno; il motivo dei quattro delfini gli fu suggerito da un gruppo simile di Nicolas Cordier del 1610 per una fontana, scomparsa, dei giardini vaticani. Bernini riprese tra il 1645 e il 1648 la figura del tritone che soffia l’acqua da una conchiglia in una fontana, ora scomparsa, nel giardino della Villa Mattei al Celio.

Il gusto per gli elementi naturali ed antropomorfici, sempre presente nelle sculture del Bernini, accentua il carattere spettacolare del gruppo che s’innalza dallo specchio d’acqua con straordinaria eleganza. L’acqua viene considerata nel suo valore plastico e resa partecipe dello spettacolo non solo dallo zampillo,

ma anche dal vasto specchio sottostante lasciato in vista dal parapetto assai basso della vasca.

I due stemmi con le api, sormontati dalla tiara pontificia, sono un evidente riferimento a Urbano VIII: seguendo il gusto per l’allegoria tipico del Seicento la Fontana assume anche il significato di monumento celebrativo del pontificato barberiniano. La lettura della composizione conduce a considerare le api quali simbolo della Divina Provvidenza, i delfini un riferimento ai benefici elargiti dalla famiglia papale, il tritone che soffia nella conchiglia proclamerebbe al mondo la gloria del papa Barberini, oppure, secondo un’altra interpretazione, costituirebbe il simbolo dell’immortalità raggiunta attraverso il culto delle Lettere: chiaro riferimento alla gloria procurata ad Urbano VIII dalla sua versatilità di poeta.

Nota anche come "Tritone sonante", la Fontana venne eseguita in concomitanza con le fasi finali della costruzione di Palazzo Barberini. La recinzione della vasca con piccole colonne in granito, collegate da barre metalliche, è ottocentesca, realizzata quando la piazza cominciò a essere frequentata dalle prime vetture.

Nel 1644, Bernini aggiunse su piazza Barberini un’altra Fontana, di piccole dimensioni, un abbeveratoio di pubblica utilità, come ricorda l’iscrizione nella valva superiore, in comunicazione con quella del Tritone per la stessa canalizzazione delle acque. Fu addossata allo spigolo di un palazzetto in angolo con via Sistina. Venne smontata nel 1880 perché intralciava il traffico e depositata nei magazzini comunali di Testaccio dove rimase, andando quasi completamente distrutta. Ricostruita completamente sulla base di vecchi disegni presi al momento della rimozione, fu collocata nel 1917 all’angolo di via Veneto. La Fontana, in travertino, conserva dell’originale solo l’ideazione e alcuni frammenti. Fu concepita come una grande conchiglia aperta, di cui la valva inferiore — sostituita da un semplice catino — raccoglie i getti d’acqua che fuoriescono da tre api — appoggiate ad una cerniera diversa dall’originale -scolpite nella valva superiore. Originali sono l’ape centrale e un frammento di valva su cui poggia l’ape.

Attualmente si presenta impostata su una base di roccia non molto alta da terra e con morbide ondulazioni alternativamente larghe e brevi raccoglie in sé le acque. L’altra parte della conchiglia è posta quasi verticalmente sulla prima valva ed ha i due lati esterni leggermente ripiegati indietro.

Con Roma Capitale, i nuovi piani regolatori portarono a una rapida sistemazione viaria della zona: piazza Barberini venne pavimentata e dotata di illuminazione a gas, fu aperta la via del Tritone e realizzato l’Albergo Bristol, con la conseguente distruzione del portale di accesso dalla piazza a Palazzo Barberini. Tra il 1926 e il 1932 venne aperta via Barberini, provocando la scomparsa della pittoresca successione di case e stravolgendo con nuove costruzioni a più piani le proporzioni tra gli edifici, il Tritone e Palazzo Barberini.

La Fontana del Tritone è stata oggetto di cura da parte del Comune di Roma, con specifici interventi di restauro e di manutenzione nel 1978-79 e nel 1987-88, mentre i cicli di manutenzione eseguiti nel ‘90, ‘91 e ‘92 hanno contenuto il riformarsi di un nuovo degrado. Nel 1998 è stato realizzato un nuovo intervento conservativo e da allora la Fontana non è stata sottoposta ad alcun progetto di manutenzione o restauro.

Della necessità di un urgente intervento di manutenzione straordinaria si è fatta promotrice Trenitalia, la società di trasporto del Gruppo Ferrovie dello Stato, partecipando alla prima edizione di Raccolta Fondi per il restauro dei beni culturali di alcune città italiane, promossa dalla Fondazione CittàItalia.

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