In mostra al Museo del Corso i gioielli degli artisti italiani

di Annalisa Venditti

“L’oreficeria in generale e il gioiello in particolare hanno suscitato fin dall’inizio del ventesimo secolo un vivo interesse da parte degli artisti, anche grazie all’attività di personalità come Lalique, Hofmann o Mucha”, scrive Ludovico Pratesi nel catalogo della mostra “Ori d’Artista. Il gioiello nell’arte italiana 1900-2004”, fino al prossimo 27 giugno al Museo del Corso.
Si tratta di un’occasione irripetibile per vedere l’una accanto all’altra le creazioni dei grandi maestri, realizzate nei metalli più preziosi o, in modo del tutto sperimentale, in plastica, ferro ed altri materiali.
L’esposizione, curata da Francesca Romana Morelli, con l’organizzazione dell’associazione Futuro, nasce da un’idea di Ludovico Pratesi, che ha voluto offrire uno spaccato di linguaggi espressivi, dettati da logiche razionali o paradossali, capaci di esaltare la preziosità del monile o di negarla completamente. All’inizio del secolo scorso risalgono i piccoli capolavori di Duilio Cambellotti, che tra il 1896 e il 1899 già lavorava per la ditta Schultz di Berlino e disegnava cofanetti, fibule, spille e specchi molto vicini all’Art Nouveau. In mostra, le spille create da Cambellotti per la moglie a partire dal 1908, caratterizzate dal segno incisivo e una grande capacità sintetica. Dello scultore friulano Mirko Basaldella vengono per la prima volta esposti i monili in argento sbalzato nati negli anni in cui era legato alla Scuola Romana, esperienze formanti che saranno alla base del suo linguaggio formale e di una prolifica attività “orafa”, testimoniata dai tanti gioielli ancor oggi in possesso di collezionisti.
Un discorso a parte merita l’operazione culturale messa in atto da Mario Masenza, titolare di una delle più antiche gioiellerie di Roma. Nelle grandi vetrine di via del Corso 410, a due passi da piazza Colonna, Masenza esponeva pochi pezzi, tutti rigorosamente etichettati con i nomi degli autori, artisti che conosceva personalmente e a cui lasciava la massima libertà di esprimersi. Stiamo parlando di alcuni tra i migliori nomi della Scuola Romana: Afro, Pericle Fazzini, Giuseppe Franchina, Leoncillo, Giuseppe Capogrossi, Renato Guttuso, Pietro Consagra e Giuseppe Uncini. Dal sodalizio di Masenza con Danilo e Massimo Fumanti, suoi fornitori di pietre preziose, scaturirà un nuovo impulso per l’oreficeria d’artista. I Fumanti aprono, nel 1964, una gioielleria in via Frattina, dove accolgono piccoli capolavori d’arte astratta eseguiti, tra gli altri, da Mario Ceroli, Nicola Carrino, Getulio Alviani.
La mostra, inserita nell’ambizioso programma della Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, presieduta da Emmanuele Francesco Maria Emanuele, ospita oltre 150 opere, permettendo un viaggio ideale nell’affascinante mondo del gioiello artistico italiano, moderno e contemporaneo, grazie a un’originale ricerca che si avvale delle testimonianze degli artisti e dei loro eredi.

 

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